Pluripregiudicati, imprenditori inquisiti, politici e magistrati accusati di reati gravi: tutti in fila a firmare per i referendum al gazebo del Riformista. Il direttore Piero Sansonetti pubblicizza l’evento e parla di una “grande campagna di idee”, di iniziative per avere finalmente una giustizia giusta. Visto l’identikit dei sostenitori proprio dei referendum voluti dalla Lega e che hanno risposto all’appello del quotidiano dell’editore Alfredo Romeo qualche dubbio su cosa si intenda per giustizia giusta viene.
IL CASO. Romeo, editore appunto de Il Riformista, è da tempo al centro di inchieste pesantissime per reati contro la pubblica amministrazione. Attorno a lui ruota il cosiddetto processo Consip e non solo. E in primavera a Napoli è stato rinviato a giudizio al termine di un’indagine in cui sono stati ipotizzati la costituzione di un’associazione per delinquere, la frode in pubbliche forniture e il traffico di influenze. Ieri era al gazebo del suo giornale. Ed era in buona compagnia.
A firmare è stato anche l’ex parlamentare Italo Bocchino, a sua volta inquisito insieme a Romeo, e l’ex presidente dell’Anm ed ex ras delle nomine Luca Palamara, a giudizio a Perugia per una vicenda di corruzione e al centro dello scandalo che ha scosso il Csm, facendo emergere il mercato gestito dalle correnti della magistratura per gli incarichi di vertice negli uffici giudiziari. Un pm che, alla luce delle indagini svolte sul suo conto, è stato radiato dalla magistratura e che ha deciso ora di buttarsi in politica candidandosi alle elezioni suppletive per la Camera, nel collegio di Roma Primavalle. Per Il Riformista è un eroe.
Dopo lo scandalo ha scritto un libro e ha dichiarato che “è tempo di verità”, che “ci sono temi legati al mondo della giustizia finalmente sdoganati”. Il quotidiano di Sansonetti lo descrive così: “Una celebrity televisiva, con il merito di aver portato ad emergere un bubbone che nessun magistrato di prima fila, come lui, aveva fino ad ora trovato il modo di denunciare”.
SENZA PUDORE. Ma come se non bastasse a firmare per i sei quesiti referendari (riforma del Csm, responsabilità diretta dei magistrati, equa valutazione dei magistrati, separazione delle carriere tra pm e giudici, limiti agli abusi della custodia cautelare e abolizione del decreto Severino) sono stati anche i principali imputati nell’inchiesta sul Mondo di Mezzo, meglio nota come Mafia Capitale, i pregiudicati Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Condannati a marzo rispettivamente a 10 anni di reclusione e 12 anni e 10 mesi al termine del processo d’appello bis al Mondo di Mezzo (leggi l’articolo), disposto dalla Cassazione a ottobre 2019 (leggi l’articolo) solo per la rideterminazione delle pene.
Responsabili dunque in via definitiva di un sistema corruttivo che, tramite le coop di Buzzi, ha inquinato nel profondo la vita della capitale. E non è tutto. I due firmatari per la giustizia giusta sono due pregiudicati. Carminati, un estremista nero, ha collezionato diverse condanne, partendo da quella nel processo alla Banda della Magliana, e Buzzi per omicidio. Sansonetti non sembra badare a tali particolari. “Bisogna firmare questi referendum se si vuole riportare in Italia una idea di Stato di diritto e di giustizia. Come mai raccogliamo le firme? Perché siamo un giornale nato esattamente per questo, per combattere lo strapotere e la sopraffazione della magistratura e soprattutto per combattere la subalternità e la prostrazione sul giornalismo della magistratura. Il giornalismo oggi è in ginocchio davanti alla magistratura”.