“Attesi l’alto numero di persone e la presenza di bimbi è stata ritenuta opportuna un’attività dissuasiva, mentre era controindicata l’azione di forza, con lo sgombero dell’area con il ricorso a idranti e lacrimogeni che avrebbero creato rischi per ordine pubblico e salute”. E’ quanto ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante l’informativa alla Camera (qui il video) sulla vicenda del Rave party del lago di Mezzano, nel viterbese (leggi l’articolo).
“I servizi di controllo e cinturazione hanno avuto l’effetto di scongiurare che nell’area prescelta venisse a concentrarsi un numero di persone ben superiore, ipotizzato a 30 mila” ha spiegato ancora il ministro Lamorgese. “Il mancato raggiungimento delle presenze preventivato dagli organizzatori sarebbe da ricondurre all’attività svolta dalle forze di polizia. Le difficoltà dell’area non hanno potuto impedire l’afflusso consistente di partecipanti al rave, che nella sua punta massima ha contato tra le 7 e 8mila persone”.
“Gli eventi e i fatti locali che rientrano nella sfera dell’ordine e della sicurezza pubblica – ha spiegato Lamorgese – rimangono nella piena e diretta capacità decisionale dei prefetti e dei questori. Tuttavia le valutazioni emerse sono state ampiamente condivise dal dipartimento della pubblica sicurezza che opera a supporto delle strutture locali, io stessa ho seguito passo, passo il corso della vicenda, e ho ritenuto che la scelta operativa non avesse alternative, non un tentativo di forzosa evacuazione dell’area ma nell’esercitare una continua e costante pressione per rompere il fronte dei partecipanti. Tale strategia ha avuto l’effetto di scongiurare il degenerare della situazione in tema di ordine e sicurezza pubblica ma anche quello di evitare il proseguo del rave, previsto fino al 23 agosto”.
“Nella prima mattinata del 14 agosto – ha ricostruito il ministero parlando ancora del Rave party di Mezzano – veniva convocata una prima riunione, a cui ne sono seguite altre, del comitato provinciale ordine e sicurezza pubblica di Viterbo, dove è stata messa a punto la migliore linea di azione, tenendo conto di tutti i fattori di contesto. Sono state messe in atto attività di pressione e dissuasiva sui partecipanti, ravvisando come contro indicata un intervento di forza, un intervento di sgombero dell’area con ricorso a mezzi speciali, avrebbe potuto determinare rischi di ordine pubblico, nonché seri pericoli per l’incolumità pubblica. Il rischio di propagazione degli incendi aveva suggerito, fin da subito, la necessità di prevedere sul sito un presidio di personale e mezzi dei vigili del fuoco”.
“Io penso sia una follia pensare che il ministro abbia una qualche responsabilità in questa vicenda. Ma a parte il mio pensiero mi sono appassionato a verificare quanti Rave Party anche più complicati, si svolsero durante il mandato del ministro Matteo Salvini, senza che nessuno chiedesse le sue dimissioni o immaginasse qualche responsabilità diretta”. Ha dichiarato, invece, Emanuele Fiano, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera.
“Il primo a Nichelino, in Piemonte, dal 6 ottobre 2018 per tre giorni richiamò 7mila persone – ha elencato Fiano – anche da diversi paesi europei. Poi Manduria, in Puglia il tradizionale Rave di Ferragosto attirò tra gli ulivi oltre 5mila persone. Anche in questi due casi non ci fu nessuno sgombero per evitare ulteriori problemi di ordine pubblico, ma identificazioni a tappeto, denunce per invasione di terreni, controlli anti-droga. Come adesso. Altre decine di eventi si sono svolti nei mesi successivi”.