Ignoranti, complottisti, ma soprattutto pericolosi. Decisi ad alzare il tiro nelle manifestazioni di piazza, procurandosi armi e colpendo politici e giornalisti. Questo l’identikit che emerge dalle indagini della Procura di Milano, che ieri hanno portato a otto perquisizioni a carico di altrettanti indagati (leggi l’articolo), accusati di istigazione a delinquere aggravata. Secondo gli inquirenti il gruppo, che pianificava le proprie azioni sulla chat Telegram denominata “I guerrieri”, intendeva entrare in azione durante la manifestazione No Vax e No Green Pass organizzata a Roma per l’11 e il 12 settembre.
IL BLITZ. Le perquisizioni sono state compiute dalla Polizia di Stato a Milano e in diverse altre città, tra Bergamo, Venezia, Padova, Reggio Emilia e Roma. Per il capo del pool antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili, e il pm Piero Basilone, che hanno fatto scattare il blitz le “azioni violente” in programma erano “tese a mutare o condizionare la politica governativa e istituzionale in tema di campagna vaccinale”. Durante le perquisizioni in casa dei No Vax sono poi state trovate anche diverse armi come sciabole, katane, coltelli, sfollagente e spray al peperoncino
Tra gli indagati, tutti incensurati e senza essere particolarmente legati a qualche forza politica, di età compresa tra i 33 e i 52 anni, vi sono un dipendente di un’azienda di ristorazione, uno di un grande magazzino, un custode, una cameriera e un cassintegrato. Ad avere armi da fuoco era però solo un 53enne di Bergamo, che deteneva regolarmente due pistole e a cui adesso “verrà revocato il permesso per uso sportivo”.
Secondo gli investigatori, “molto determinate e arrabbiate” erano soprattutto le cinque donne del gruppo. Gli indagati, in base a quanto specificato dalla questura di Milano, avrebbero inoltre incitato gli altri membri del gruppo Telegram a realizzare azioni violente nelle rispettive province di residenza “contro non meglio precisati obiettivi istituzionali o approfittando della visita di esponenti dell’esecutivo”.
I MESSAGGI. Per gli inquirenti, nella chat dei No Vax è emerso uno scenario di “odio e livore inimmaginabile” verso i politici e soprattutto verso i giornalisti, che avrebbero dovuto essere i primi da aggredire. “I giornalisti, i media saranno i primi ad andarsene. Se in lontananza, nascosti, vedete i furgoni delle tv private o pubbliche, dategli fuoco… una molotov. O con loro dentro o vuoto il furgone dovete dargli fuoco”, affermavano in chat gli indagati.
La questura a Milano ha anche evidenziato che gli indagati “per la stampa, ritenuta asservita al regime, avevano un vero e proprio odio viscerale”. In un’altra conversazione parlavano di far saltare il Parlamento con del tritolo, utilizzando un drone: “Radere al suolo il Parlamento con tutti loro dentro. Basta un piccolo drone pilotato a distanza da uno dei tetti di Roma… un 500 grammi di tritolo e lo lasci cadere durante la seduta…”.