Insiste Matteo Salvini: no all’obbligo vaccinale, a multe e discriminazioni, “porteremo la proposta al voto anche in Parlamento, perché lo Stato garantisca tamponi gratuiti, salivari e rapidi, per tutti coloro che ne abbiano necessità”, si legge in una nota della Lega che va però in direzione ostinata e contraria a quella che il governo intende intraprendere.
Che è quella di estendere l’obbligo del green pass e di rendere obbligatorio il vaccino: nella prima conferenza stampa dopo la pausa estiva, il giorno dopo lo strappo leghista in commissione Affari sociali della Camera per mano dell’ultras Claudio Borghi, il presidente del Consiglio Mario Draghi non solo tiene il punto a sostegno del certificato verde ma rincara la dose e stoppa sul nascere l’offensiva di Salvini, che ormai è accerchiato (leggi articolo): le critiche alla sua linea arrivano non solo da Pd, M5s e Leu, ma anche dagli alleati di Centrodestra, Forza Italia e Coraggio Italia di Toti e Brugnaro.
RESA DEI CONTI
La posizione degli azzurri è chiara: lo considerano uno strumento utile per fermare la pandemia, un’opportunità per evitare nuovi lockdown, quindi uno strumento insieme ai vaccini fondamentale per salvare vite umane e le imprese, ha detto il coordinatore nazionale di FI Antonio Tajani che, con un occhio al progetto di federazione se non addirittura partito unico con la Lega – che avanza non senza difficoltà anche nel partito di Berlusconi – tenta di salvare le apparenze e non dare l’idea che il Centrodestra di governo sia ai ferri corti: “Riteniamo anche che sia giusto vaccinare il maggior numero possibile di studenti e sia anche giusto utilizzare tamponi gratuiti per il maggior numero di persone che ne faranno richiesta, non come strumento per non vaccinarsi ma chi ne ha bisogno deve poterlo fare in maniera gratuita”, aggiunge Tajani mostrando di approvare quantomeno l’idea della gratuità dei tamponi caldeggiata dal leader del Carroccio. Un po’ pochino, perché nei fatti alla fine lo stato maggiore di FI sposa in pieno la linea di Draghi.
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AZZURRI COMPATTI
Sicuramente lo fanno i ministri Brunetta, Gelmini e Carfagna. “La conferenza stampa del presidente Draghi è stata un salutare bagno di realismo”, taglia corto la presidente dei senatori Anna Maria Bernini e c’è chi come Elio Vito ci va giù pesante: “Il voto in Commissione ieri (mercoledì, ndr) della Lega contro il Green Pass rappresenta un fatto politico molto grave, che rende impossibile l’ipotesi di federazione ed impraticabili forme di coordinamento parlamentare. è venuto il momento per Forza Italia di prenderne atto. Se non ora, quando?”.
Insomma, non esattamente una cosa da poco: in ballo ci sono gli equilibri politici futuri e la madre di tutte le battaglie: la corsa al Quirinale, nel senso che solo un Centrodestra unito può pensare di avere qualche chance per esprimere un nome condiviso. A mettere zizzania fra l’ala oltranzista della Lega e quella moderata giorgettiana (e dei governatori) ci pensa – qualora ve ne fosse bisogno – Giovanni Toti: “Credo sia tutto un chiarimento interno alla Lega: i provvedimenti sul Green Pass sono stati votati convintamente dai tre ministri della Lega in Consiglio dei ministri. Sarà il segretario a dover comprendere quanto il voto di Borghi sia in dissenso dalla linea del partito o quanto lo sia stato quello dei tre ministri, cosa che mi sembrerebbe assai rilevante”, e ribadisce anche che “Fin dal primo giorno in cui è stato istituito il Green Pass abbiamo chiesto a gran voce e con decisione che venisse esteso ad altre categorie, siamo molto contenti che Draghi abbia sposato le nostre posizioni”.
Che poi sono le posizioni di tutta la maggioranza, a criticare le scelte di Draghi in direzione dell’obbligo vaccinale e del l’estensione del pass c’è solo Giorgia Meloni, ma lei è la leader dell’opposizione e ha le mani libere. “Auspichiamo che la Lega non ceda al ricatto e alle minacce di M5s e Pd e sul Green Pass decida in maniera coerente con le posizioni tenute fino ad ora”, la sfida lanciata dal capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida. Senza dimenticare un altro fronte caldo: quello della mozione di sfiducia contro la ministra Luciana Lamorgese – blindata ieri dal premier – annunciata dal partito della Meloni e che per i leghisti sarà difficile poter votare. Stretto tra FdI e il ruolo di governo della Lega, per Salvini si prospetta un autunno complicato.