Tolleranza zero. La parola d’ordine che dal Viminale è partita forte e chiara ha dato i suoi frutti (leggi articolo). “Non verranno tollerati minacce e inviti a commettere reati utilizzando il web e non saranno ammesse illegalità in occasione delle iniziative di protesta nei pressi delle stazioni ferroviarie pubblicizzate sulla rete”: i toni perentori della titolare dell’Interno Luciana Lamorgese e la condanna pressoché unanime di tutto il mondo politico di fronte al clima di violenza e tensione degli ultimi giorni, hanno tarpato qualsiasi velleità ai no vax di creare ulteriori disordini.
Con buona pace delle accuse mosse dal leader della Lega Matteo Salvini in merito alla presunta incapacità della ministra nello svolgere la propria funzione. Il tentativo di bloccare i treni in segno di protesta per l’obbligo del green pass a bordo di aerei, navi, traghetti oltre a treni e autobus a lunga percorrenza scattato ieri, è stato un flop conclamato. Davanti alla stazioni ferroviarie si sono presentati poche decine di irriducibili e niente più. Stavolta il battage creato in rete non è servito, ennesima dimostrazione di quanto la realtà sia diversa dal web e i leoni da tastiera coi profili fake nella vita “vera” poi non siano così temerari.
Il tanto strombazzato appuntamento di ieri pomeriggio in ben 54 stazioni, fissato nella chat “Basta dittatura” di Telegram (che conta oltre 40mila iscritti) – quella nella quale sono comparse le minacce a esponenti politici, medici e giornalisti – è stato disertato. è bastato che lo Stato “facesse lo Stato” e mostrasse il pugno duro per avere l’effetto sperato: allontanare l’idea che pochi facinorosi potessero realmente prendere il sopravvento.
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FIASCO OVUNQUE
Da nord a sud controlli delle forze dell’ordine a tutti i varchi di accesso delle stazioni sia per gestire i flussi dei passeggeri e verificare che non entrassero persone non in possesso del biglietto (la verifica del green pass spetta a bordo ai controllori) sia per controllarne l’esterno. Ma da Milano a Roma, da Napoli a Bari, così come in altre città italiane, tutto è filato liscio. Solo una trentina i manifestanti No Vax e no pass nella Capitale alla stazione Tiburtina, fra i quali anche una decina di Forza Nuova, con lo striscione “Italiani contro il green pass”. Pochissimi davanti al piazzale della stazione Garibaldi di Milano, dove gli agenti hanno identificato alcuni contestatori che volevano a tutti i costi impedire le partenze dei treni. Ovviamente non li hanno lasciati passare.
Un attivista è stato fermato davanti a Porta Nuova, a Torino, dopo essersi rifiutato di mostrare i documenti ai poliziotti e averli colpiti scalciando. Non più di quindici manifestanti alla stazione Santa Maria Novella a Firenze dove invece era affollato il gazebo della Croce Rossa per effettuare il test antigenico rapido, altro modo per poter salire a bordo. Malissimo è andata ai no vax napoletani: in piazza Garibaldi all’appuntamento si sono presentati solo in due e dopo poco hanno lasciato l’area antistante la stazione, che sin dalle prime ore del mattino è stata presidiata dagli uomini delle forze dell’ordine. Peggio è andata a Reggio Calabria: all’orario dell’appuntamento stabilito sui social, nessuno si è presentato in stazione.
Insomma, ovunque più giornalisti e forze dell’ordine che manifestanti, e negli aeroporti e nelle stazioni si sono viste file e controlli scrupolosi, con passeggeri ben disposti o quanto meno rassegnati a viaggiare con il certificato verde o almeno con un tampone negativo. Al popolo no vax non è restato che riversare tutta la rabbia e la frustrazione per la scarsissima adesione alla protesta che nelle intenzioni degli organizzatori doveva mandare il tilt la circolazione dei principali convogli ferroviari. “Tiburtina deserta”, “A Milano solo guardie e giornalisti”, “Sono a Modena, non c’è nessuno”, “Bologna vuoto”, è il tono di numerosi commenti.
La tensione resta comunque alta: la polizia postale è al lavoro per “identificare i responsabili da deferire all’autorità giudiziaria per vari reati, fra i quali l’istigazione a delinquere con l’aggravante dell’utilizzo di mezzi informatici con finalità terroristiche; e il tema delle intimidazioni alla stampa è finito al centro di un tavolo presieduto ieri al Viminiale dalla Lamorgese – al quale hanno partecipato, tra gli altri, il capo della polizia Lamberto Giannini e il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna – che ha sottolineato l’importanza di “individuare specifiche misure finalizzate a rafforzare la tutela dagli attacchi mossi sulla rete non solo nei confronti dei giornalisti ma di tutte le categorie più esposte a episodi di odio in questa delicata fase storica caratterizzata dalla pandemia”.