Su una cosa Salvini ha ragione: la ministra dell’Interno facesse meglio il suo lavoro, ma non per fare passerelle elettorali sulla pelle dei migranti, bloccandoli per pochi giorni nelle navi di soccorso come si fece quando al Viminale c’era la Lega, bensì cominciando a spedire davanti ai giudici la marmaglia che minaccia e aggredisce chi rispetta le regole per combattere la pandemia.
Politici, giornalisti, persino virologi, sono presi di mira in un clima che evoca il ventennio fascista (leggi l’articolo), con la “benedizione” della destra più becera, peraltro pure vile, perché a parole si dissocia dalle violenze ma poi soffia su una pretesa libertà di fare ognuno come ci pare, a cominciare da vari no-vax, no-mask e no-Green Pass.
Se consideriamo che il 70% degli italiani si è già vaccinato e decine di milioni hanno scaricato il certificato verde, è incontrovertibile che i contrari e gli indecisi sono in minoranza, mentre a scendere in piazza è una percentuale microscopica, per quanto pericolosa perché forte di una sorta di impunità.
Con le destre date per vincenti, le televisioni che santificano Salvini e la Meloni – impedendone persino un contraddittorio, se non con i giornalisti amici – qualche migliaio di persone si è convinto di poter replicare la stagione delle squadracce in camicia nera, tanto la giustizia in Italia funziona poco, e semmai qualcuno dicesse niente alla fine si confida in chi si sta guardando dal prendere chiaramente le distanze dalle intimidazioni degli ultimi giorni. Così nascono le derive autoritarie, e chi non le contrasta o è complice o è il mandante.