La cabina di regia oggi stabilirà ufficialmente se dal prossimo lunedì 30 agosto tecnicamente la Sicilia verrà declassata in zona gialla. L’isola ha infatti sforato i tre nuovi parametri previsti: il tetto di occupazione delle terapie intensive portandosi all’11%, dopo una settimana di altalena tra il 10 e il 9 per cento, ha superato i limiti previsti per le aree mediche portandosi al 20% e quello dei contagi. A rischio anche la Sardegna.
E che i numeri della Sicilia siano preoccupanti lo conferma anche la Fondazione Gimbe che, nel suo monitoraggio indipendente settimanale, mette in evidenza che su 13 province italiane che fanno registrare un’incidenza di oltre 150 casi per 100.000 abitanti (la soglia per il tracciamento è fissata a 50), ben 9 sono in Sicilia: Caltanissetta (318), Ragusa (281), Enna (268), Siracusa (234), Trapani (195), Messina (185), Catania (180), Palermo (163) e Agrigento (156). Le altre quattro Province con alta incidenza sono Cagliari (239), Reggio Calabria (169), Sud Sardegna (167), Prato (163).
MOLTA DIFFIDENZA. A preoccupare in Sicilia è anche la campagna vaccinale: più di un siciliano su tre non ha ancora ricevuto alcuna somministrazione di vaccino anti-Covid. E non vaccinato è l’80% dei ricoverati, mette in evidenza la Regione stessa. In base al monitoraggio Gimbe, l’andamento dell’epidemia da Covid-19 in Italia segna, nella settimana 18-24 agosto, un lieve aumento dei nuovi casi (+4,3%), un continuo aumento dei pazienti ricoverati in area medica (+16,2%) e nelle terapie intensive (+19,1%).
In termini assoluti, il numero di posti letto occupati da parte di pazienti Covid in area medica – secondo Gimbe – è passato dai 1.088 del 16 luglio ai 4.036 del 24 agosto (+271%) e quello delle terapie intensive dai 151 del 14 luglio ai 504 del 24 agosto (+234%). Salgono i decessi: 345 negli ultimi 7 giorni, con una media di 49 al giorno rispetto ai 34 della settimana precedente.
AUMENTANO I GIOVANI. Sul fronte della campagna vaccinale (qui il report) il numero di somministrazioni nell’ultima settimana si ferma a quota 223 mila dosi al giorno e mostra un crollo, come evidenzia il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, del 66,5% delle somministrazioni con una media mobile a 7 giorni che è passata dal picco di oltre 592 mila del 28 luglio a poco più di 198 mila il 20 agosto.
Il numero di somministrazioni giornaliere – precisa Cartabellotta – stabile ormai da settimane, non riesce a decollare sia per il mancato utilizzo dei vaccini a vettore adenovirale per le prime dosi, sia per la limitata disponibilità di quelli a mRNA. In particolare, AstraZeneca viene impiegato quasi esclusivamente per i richiami (99,3% delle somministrazioni nell’ultima settimana); le somministrazioni di Johnson & Johnson sono ormai esigue (nell’ultima settimana poco meno di 4 mila al giorno a fronte di oltre 944 mila dosi “in frigo”); la scarsa disponibilità di dosi di vaccini a mRNA ostacola, nel breve termine, la possibilità di una massiccia vaccinazione degli under 60.
Inoltre si conferma la riottosità a vaccinarsi degli over 50 di cui ancora 3,5 milioni mancano all’appello dell’immunizzazione (su un totale di 4,6mln) e sono senza prima dose. Da qui “l’obbligo come ultima possibilità”, dice Cartabellotta. Crescono, invece, i tassi di coperture dei più giovani. E i dati del ministero della Salute hanno registrato ieri 7.221 contagiati (contro i 7.548 del giorno prima), 43 decessi, 5.839 guariti; un +4 sulle terapie intensive (503 ricoverati) e +36 nella voce ricoveri.