Ancora un volta il Reddito di cittadinanza finisce nel mirino della Lega. Anche se forse con toni più soft di quelli usati dal leader del Carroccio, Matteo Salvini. Dal Meeting di Rimini il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti sostiene che la misura voluta dai Cinque Stelle “prevedeva che ai beneficiari venissero offerte possibilità di lavoro alla declinazione delle quali era subordinata la revoca. Deve essere attuato e applicato integralmente, allora ha un senso; diversamente non può reggere”.
E ancora una volta scende in campo il leader pentastellato per difendere il Reddito di Cittadinanza pur nella consapevolezza, che appartiene a tutto il Movimento, che lo strumento possa essere migliorato. “Quello che non si comprende, soprattutto da parte delle forze politiche di destra – ha argomentato Conte – è che se noi non risolviamo il problema di una disuguaglianza che è nelle cose, che è effettiva, si rompe la coesione sociale”.
Quindi, ha proseguito il leader pentastellato, “non possiamo disinteressarci di milioni di persone che sono in difficoltà economica, acuita da questa pandemia. Se non avessimo avuto il Reddito di cittadinanza in tempi di pandemia, cosa sarebbe successo? Prima di fare battaglie ideologiche – ha argomentato – noi siamo i primi a dire di calibrare meglio questo strumento, ma tutti i Paesi occidentali hanno una cintura di protezione sociale. Occorre agire in due direzioni: reprimere gli abusi e intervenire sulle politiche attive del lavoro”.
In un’intervista a il Sussidiario.net il numero uno dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha ricordato che “in tutti i paesi Ocse esistono misure di contrasto alla povertà di carattere universalistico, il problema è come calibrare queste misure con complementari politiche per l’impiego”.