Inutile girarci intorno: l’aut aut dei talebani, ribadito anche ieri, sulla necessità di completare le operazioni di evacuazione dei civili occidentali e degli afghani che hanno collaborato con la missione entro la data prestabilita del 31 agosto, non lasciava spazio a molti margini di trattativa. E il presidente Usa Joe Biden nonostante le pressioni degli alleati europei, Gran Bretagna, Germania a Francia in testa, ieri nel vertice straordinario del G7 convocato dal premier britannico Boris Johnson (leggi l’articolo), ha confermato di essere “sulla buona strada” affinché il completamento del ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan avvenga non oltre fine mese”.
Ergo: gli Usa non possono – o non vogliono – opporsi ai diktat del nuovo regime al potere. Anche perché ogni giorno di operazioni sul terreno “aumenta i rischi per le truppe con crescenti minacce dall’Isis”.
LEADER IMPOTENTI. Nel suo breve intervento, il numero uno della Casa Bianca ha spiegato che la condizione per rispettare la deadline, è che i talebani continuino a cooperare per l’accesso degli sfollati all’aeroporto di Kabul ma in ogni caso il Pentagono si sta organizzando per disporre piani di emergenza per posticipare il ritiro “qualora fosse necessari”.
Ma con la partenza degli Usa anche gli europei dovranno necessariamente ritirarsi da Kabul: lo hanno confermato la cancelliera Merkel e lo stesso ministro degli Esteri Di Maio in audizione a Montecitorio (“non sarà comunque possibile, né per noi né per alcun Paese dell’Alleanza, mantenere una qualunque presenza a Kabul dopo l’addio statunitense”). Il premier Mario Draghi, nel suo intervento al vertice, prova a sollecitare gli alleati: “Dobbiamo assicurare sin da subito che le organizzazioni internazionali abbiano accesso all’Afghanistan anche dopo questa scadenza”, ma non basta e allora insiste per la convocazione di un G20 straordinario – l’Italia ha la Presidenza di turno – già a settembre.
“Il G7 deve mostrarsi unito anche nell’aprire relazioni con altri Paesi”, dice ai colleghi. Spiegando che in tal senso “il G20 può aiutare il G7 nel coinvolgimento di altri Paesi che hanno la possibilità di controllare ciò che accade in Afghanistan: la Russia, la Cina, l’Arabia Saudita, la Turchia e l’India”. Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ribadisce l’importanza di mantenere aperto l’aeroporto di Kabul per continuare le evacuazioni, sottolineando che la priorità dell’Alleanza fosse quella di assicurarsi che l’Afghanistan non servisse di nuovo come piattaforma per i terroristi internazionali per attaccare i nostri paesi.
Nel corso del vertice i leader hanno discusso anche delle relazioni con il futuro governo afghano, di aiuti umanitari immediati, aiuti allo sviluppo a lungo termine e scenari per i rifugiati bisognosi di protezione. “La legittimità di qualsiasi esecutivo dipenderà dall’approccio che adotta per sostenere i propri obblighi e impegni internazionali per garantire un Afghanistan stabile”, si legge nelle dichiarazioni finali adottate dai capi di Stato e di governo.
Al momento, ha spiegato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il tema del riconoscimento dei talebani “non è sul tavolo”, la protezione per le persone vulnerabili in fuga dal loro regime “è una questione globale” e pertanto occorrono corridoi sicuri” per i migranti. Gli eventi in Afghanistan, aggiunge, sottolineano “l’urgenza di trovare un accordo sul Patto europeo sull’asilo e migrazione, per un migliore controllo delle frontiere e per una solidarietà tra gli Stati membri”.