di Giuseppe Cantore
La Norvegia svolta a destra, nonostante la strage di Utoya. Il partito conservatore si appresta a guidare il governo per la prima volta dal 1990, alla testa di una coalizione in cui dovrebbe entrare anche il partito del Progresso, la formazione populista anti immigrati di cui fu membro in passato anche Anders Behring Breivik, l’autore del massacro di Utoya. Il primo ministro uscente, il laburista Jens Stoltenberg, si è già congratulato con Erna Solberg, la leader dei conservatori, prima dell’arrivo dei dati definitivi. Secondo le stime, il blocco della destra otterrà 96 seggi, contro i 72 della coalizione di sinistra che Stoltenberg ha guidato negli ultimi otto anni. Il primo ministro ha già annunciato che si dimetterà dopo la presentazione del bilancio, fissata per il 14 ottobre.
Nel nuovo Parlamento norvegese entrano quattro giovani laburisti sopravvissuti al massacro dell’estremista di destra Anders Behring Breivik, il 22 luglio 2011. Nelle liste laburiste, secondo quanto riferito dalla portavoce, Anne Odden, erano stati candidati 33 superstiti della strage in un campeggio di giovani del partito, sull’isola di Utoya. Breivik aveva scelto come obiettivo proprio i laburisti, accusandoli di aver permesso alla Norvegia di diventare una societa’ multiculturale. Nel nuovo governo, anche il Partito del Progresso, formazione populista anti immigrati di cui Breivik fece parte fino al 2006. Il partito, che si è pubblicamente distanziato dall’autore del massacro, otterrà 29 seggi secondo le stime. Sono 12 seggi in meno del voto di quattro anni fa, ma il partito è comunque necessario ad un blocco di destra che superi la maggioranza minima necessaria di 85 voti in parlamento. I Conservatori della Solberg sono accreditati a 48 deputati, mentre gli altri due partiti del blocco, Liberali e Cristiani Democratici, arrivano assieme a 19 seggi.
La Solberg ha già telefonato ai leader degli altri tre partiti di destra per consultazioni sulla formazione del futuro governo. Siv Jensen, leader del partito del Progresso, ha promesso ai suoi sostenitori un negoziato “duro ma realistico”, dopo aver fatto campagna per una stretta sulle leggi per l’immigrazione e l’asilo.