Preso il potere in Afghanistan e coscienti di essere sotto gli occhi critici del mondo intero, i talebani ieri hanno provato a mandare dei segnali di apertura. Hanno assicurato un’amnistia generale e che garantiranno diritti alle donne, compresi quelli di studiare, lavorare e far parte del nuovo governo, sempre secondo i dettami della sharia ma senza il burqa, ritenendo sufficiente l’hijab.
Cercano di cancellare quell’immagine oscurantista che li caratterizza da trenta anni e di accreditarsi come dei moderati, dei responsabili perfettamente in grado di governare l’Afghanistan. A far finta di crederci sinora sono solo la Cina, la Russia e la Turchia, alla ricerca di un’ulteriore zona d’influenza. Tanto che vi è stato un primo incontro, definito dai talebani, “positivo e costruttivo”, con l’ambasciatore russo Dmitry Zhrnov, anche se il numero uno della diplomazia di Mosca, Sergei Lavrov, ha dichiarato di “non avere fretta di riconoscere” ufficialmente il nuovo governo, ma solo di voler sostenere “un dialogo nazionale inclusivo”.
Una partita a scacchi insomma tra grandi potenze. Dopo 20 anni tra prigionia in Pakistan ed esilio a Doha, è inoltre tornato a Kabul il mullah Abdul Ghani Baradar, capo dell’ufficio politico in Qatar ed ex vice del mullah Omar, il quale discuterà con gli altri leader a Kandahar della formazione del nuovo governo. Il portavoce Zabihullah Mujahid (nella foto) ha tenuto la prima conferenza stampa nella capitale.
“La guerra in Afghanistan è finita. Questo è un momento di orgoglio per l’intera nazione. Abbiamo liberato l’Afghanistan ed espulso gli stranieri”, ha dichiarato Mujahid. Ha aggiunto che i talebani “hanno perdonato tutti” e non si vendicheranno di nessuno, garantendo che “non ci saranno discriminazioni” per le donne e che l’Emirato islamico non sarà più un rifugio per i terroristi di Al Qaida né centro internazionale per la produzione e lo smercio di oppio.
Ha addirittura chiesto sostegno per riconvertire le coltivazioni di papavero. Difficile crederci. In occidente l’unico possibilista sembra il premier britannico Boris Johnson. “I talebani hanno vinto la guerra quindi dobbiamo parlarci, per discutere ed evitare un disastro migratorio e una crisi umanitaria”, ha comunque ammesso l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. Per quanto riguarda invece gli errori commessi in particolare dagli Usa, il presidente Joe Biden ammette che gli era stato sconsigliato di smobilitare ma difende la sua scelta.