Se non fosse vero ci sarebbe da ridere. E invece l’ha proprio detto: “Sul Reddito di Cittadinanza guardiamo i numeri, quanti posti di lavoro ha creato in Campania? Quanti ne ha distrutto? Sono in contatto quotidiano con imprenditori che non trovano personale perché si sentono dire che è più comodo star casa a non fare nulla. Uno strumento che doveva creare lavoro, crea problemi e lavoro nero. Stare a casa per tre anni con 548 euro di media è un insulto a chi si alza alle sei di mattina per guadagnare la stessa cifra andando a lavorare”. Così Matteo Salvini, in visita alla caserma Ferrari-Orsi della brigata bersaglieri Garibaldi di Caserta.
Inevitabile allora che il leader della Lega diventasse nella giornata di ieri oggetto di numerose critiche: “Salvini, il più noto fancazzista della politica italiana, se la prende col reddito di cittadinanza, perché secondo lui 548 euro al mese sarebbero un insulto a chi si alza alle 6 per andare a lavorare”, ha detto ad esempio il responsabile nazionale economia di Sinistra Italiana Giovanni Paglia. “Sarà mica che l’insulto vero – conclude l’esponente della segreteria nazionale di SI – siano i suoi 15mila euro con tassi di assenteismo da licenziamento in tronco…’”.
E ancora: “L’attacco di Salvini verso chi percepisce il Reddito di cittadinanza è fuori luogo, fino allo squallore. Tenta di alimentare una guerra nella parte più debole ed esposta della società davvero vergognosa. C’è bisogno casomai di estendere e rafforzare una misura che in questi mesi di pandemia ha contribuito alla tenuta sociale del Paese. Diciamo da tempo che è giunto il momento di modificare e migliorare il Reddito di cittadinanza e pensare all’introduzione di misure di integrazione e sostegno al Reddito universale e al salario minimo”, ha dichiarato invece Nicola Oddati della direzione nazionale del Partito Democratico rispondendo alla affermazioni di Salvini.
A non commentare invece sono stati i pentastellati che hanno preferito tacere (pur avendo ampiamente commentato nelle chat interne…). La ragione è da ritrovarsi anche in una sorta di posizione attendista in attesa di capire cosa farà Mario Draghi, considerando che se da una parte c’è Salvini dall’altra c’è Matteo Renzi che ha lo stesso intento di affossare la misura. Per ora il premier è stato chiaro: la misura sarà potenziata e migliorata, non cancellata. Con buona pace dei due Mattei.