Allarme cambiamenti climatici. Sì, a meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento a circa 1,5°C o addirittura 2°C sarà un obiettivo fuori da ogni portata. E’ quanto emerge dallo studio appena presentato, a Ginevra, il Climate change 2021: the Physical Science Basis, prima parte del sesto rapporto dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, nel quale gli scienziati forniscono ai decisori politici “le ultime conoscenze acquisite sul riscaldamento globale e sulle proiezioni future, mostrando come e perché il clima è cambiato fino ad oggi”.
EMISSIONI. “Le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane – si legge nel documento – sono responsabili di circa 1,1°C di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Mediamente, nei prossimi 20 anni, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5°C di riscaldamento”. Ma già nel rapporto del 2018 l’Ipcc aveva avvertito che il mondo aveva solo fino al 2030 per impedire al pianeta di raggiungere la soglia cruciale di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali. Si tratta di un rapporto che arriva dopo i disastri avvenuti nei vari continenti, dagli Stati Uniti all’Europa e prima della Cop 26 che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre. Questo primo documento non fa presagire nulla di buono.
ALTA MAREA. Infatti gli esperti rilevano cambiamenti nel clima della Terra in ogni regione e in tutto il sistema climatico, molti dei quali sono senza precedenti in migliaia, se non centinaia di migliaia di anni, e alcuni tra quelli che sono già in atto, come il continuo aumento del livello del mare, sono irreversibili in centinaia o migliaia di anni. A seguito del riscaldamento climatico, il livello medio dell’innalzamento del livello del mare fra il 1901 e il 2020 è stato di 20 cm, con una crescita media di 1,35 mm/anno dal 1901 al 1990 e una crescita accelerata di 3.7 mm/anno fra il 2006 e il 2018. In pratica, il livello dei mari sale a ritmo triplo rispetto al XX secolo.
Ma cosa dobbiamo aspettarci? Dalle analisi del rapporto emerge che nei prossimi decenni un aumento dei cambiamenti climatici è atteso in tutte le regioni. Con 1,5°C di riscaldamento globale, ci si attende un incremento del numero di ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Con un riscaldamento globale di 2°C, si raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per agricoltura e salute. Ma la temperatura non è l’unico elemento in gioco: i cambiamenti riguarderanno anche i valori dell’umidità, i venti, la neve e il ghiaccio, nelle aree costiere e negli oceani. Il sesto Rapporto dell’Ipcc fornisce una valutazione dei cambiamenti climatici su scala regionale più dettagliata rispetto al passato.
ENEL IN CAMPO. Proprio sulla scia di questi considerazioni l’amministratore delegato del Gruppo Enel, Francesco Starace, ritiene “ancora più urgente la necessità da parte delle economie globali di intraprendere azioni coraggiose per ridurre rapidamente le emissioni, di pari passo con la limitazione dell’aumento della temperatura globale entro gli 1,5°C. Il Gruppo Enel – sottolinea Starace – si è già impegnato a ridurre dell’80 per cento le proprie emissioni dirette entro il 2030, rispetto al 2017, in linea con l’obiettivo degli 1,5°C, come certificato dalla Science Based Targets initiative (SBTi)”.