Ennesima, inaccettabile, morte bianca. Ieri un operaio di 47 anni ha perso la vita dopo essere stato schiacciato da una lastra di calcestruzzo all’interno del cantiere in cui stava lavorando, a San Giovanni Rotondo in provincia di Foggia. L’ultimo di una lunga serie di quella che è una vera e propria emergenza legata alla sicurezza, della quale la politica deve necessariamente occuparsi con urgenza e con fatti concreti.
Secondo i dati Inail nei primi 120 giorni del 2021 ci sono stati 306 morti sul lavoro, in media più di 2,5 al giorno: un incremento del 9,3% rispetto allo scorso anno. “Il numero di vittime è assolutamente inaccettabile per la coscienza collettiva di questo Paese”, aveva sottolineato già un mese fa il ministro del Lavoro Andrea Orlando nel corso di un’audizione di fronte alla commissione d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia al Senato.
Del resto, prima della pausa estiva, lo stesso premier Mario Draghi era intervenuto sull’argomento (“La situazione della sicurezza è inaccettabile, occorre fare di più”), riservando per l’occasione anche una stoccata a Matteo Renzi e a Matteo Salvini, secondo i quali una delle priorità in questo momento sarebbe invece l’abolizione del Reddito di cittadinanza: “È troppo presto per dire se verrà riformato ma il concetto alla base del reddito di cittadinanza io lo condivido in pieno” ha spiegato l’ex Bce.
Ma il senatore di Rignano nella sua e-news anche ieri non solo non ha accennato al dramma dell’ennesimo operaio morto ma ha pensato bene di ribadire la sua intenzione di proporre un referendum per “bloccare questo spreco di soldi” in quanto “navigator & company sono un fallimento totale: la verità è che noi dobbiamo prendere 500.000 firme, casa per casa, tavolino per tavolino. E le prenderemo con una straordinaria mobilitazione di Italia Viva, comune per comune”.
“Sono certo che appena vedranno mezzo milione di persone pronte a chiedere il referendum sul reddito di cittadinanza, gli altri partiti abbandoneranno i toni polemici e il sarcasmo di queste ore”, ha scritto Renzi, che per ora può contare sul sostegno incondizionato dell’altro Matteo, come già avvenuto per il Ddl Zan che – appunto – nelle parole dell’ex premer “a ottobre cambierà e lo approviamo con il centrodestra”.
Probabilissimo dunque che il leader della Lega possa recarsi ai banchetti di Iv per apporre la sua firma contro la misura targata M5S (che la Lega stessa votò) così come vari esponenti renziani (e lo stesso Renzi ) hanno fatto per il referendum sulla Giustizia promosso dal Carroccio e dai Radicali. Intanto Salvini ieri ha dichiarato ad Affaritaliani.it che “L’unica verità incontestabile in questo agosto è che, in tutta Italia, gli imprenditori lamentano la difficoltà a trovare manodopera anche per colpa del Rdc, che invece di creare nuove opportunità di lavoro sta ottenendo il risultato opposto, creando lavoro nero e disoccupazione. Numeri alla mano, chiaro che il Rdc dovrà essere ripensato e corretto”.
Per il M5S rimane un provvedimento-bandiera da difendere, con il capodelegazione al governo Stefano Patuanelli che chiede benefici più diretti alle imprese che assumono i percettori del reddito mentre la sociologa Chiara Saraceno, che presiede il Comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza istituito lo scorso marzo dal ministro Orlando, interpellata in merito da LaPresse, parla di “aggiustamenti” e non di una misura ex novo, con una deadline temporale precisa: “Entro fine settembre-metà ottobre vogliamo pubblicare un primo rapporto, con indicazioni pratiche che Orlando potrà portare già in manovra”.