Se scuola e trasporti restano ancora un rebus, da domani per accedere a numerosi locali al chiuso scatta l’obbligo del Green pass. Il discusso certificato verde può essere cartaceo o digitale e sarà possibile ottenerlo: dopo aver fatto almeno una dose del vaccino contro il coronavirus; essere risultati negativi a un tampone nelle ultime 48 ore; essere guarito dal Covid negli ultimi sei mesi.
Quel che è certo è che il Green pass sarà necessario a prescindere dal colore della regione, quindi anche in caso di zona bianca, e verrà richiesto per sedersi all’interno di ristoranti, per accedere a cinema, piscine, musei, teatri, stadi, palestre e centri termali. Certificato che viene richiesto anche per sagre, fiere e convegni, oltreché per accedere alle residenze sanitarie assistenziali e per partecipare ai concorsi.
In altre parole nei luoghi che sono stati identificati come a rischio assembramenti. Un lungo elenco di luoghi che, stando alla norma, saranno “sorvegliati” dai titolari o dai gestori delle attività. In caso di violazioni, sono state previste – sia a carico dell’esercente che dell’utente – sanzioni che vanno dai 400 ai 1000 euro. Che si tratti di una misura di buon senso, è chiaro a tutti. Eppure non tutto sembra andare per il verso giusto perché restano diverse problematiche irrisolte e che, spesso, derivano dalle lotte intestine nella maggioranza.
A dire che le cose stiano proprio così è il sottosegretario grillino all’Interno, Carlo Sibilia, che a Agorà su Rai 3 ha spiegato che “il M5S aveva presentato 900 emendamenti sulla Giustizia, la Lega ne presenta altrettanti ora sul Green pass. È evidente che le tematiche sono completamente diverse, è una questione di priorità”. Mentre “noi abbiamo alzato l’asticella per intervenire contro la mafia, chi invece prova a fare ostruzionismo sulla prevenzione sanitaria intende probabilmente strizzare l’occhio ai no vax e no pass” insiste Sibilia secondo cui “far politica sulla lotta al Covid è una scelta poco saggia”.
Un pensiero condiviso dal senatore di LeU Francesco Laforgia secondo cui “il Green pass comporterà dei sacrifici e sarà fondamentale che preveda regole chiare. Ma opporsi strumentalmente a questa misura, come fa Matteo Salvini, significa essere fuori dalla realtà”. Del resto appare difficile dar loro torto visto che tra i numerosi emendamenti presentati dal Carroccio in commissione Affari sociali alla Camera, spunta quello a firma Guido De Martini che mira addirittura a cancellare l’articolo del decreto Covid che introduce il Green pass.
Non solo. Lo stesso ministro leghista Giancarlo Giorgetti ieri ha fatto sapere che “si sta discutendo” sul certificato verde “ma non sono ancora state prese decisioni. Fortunatamente decide il Consiglio dei ministri e non i giornali” ammettendo che “alcuni profili consigliano di andare in direzione” dell’obbligatorietà anche nelle aziende, “ma ci sono precauzioni da prendere perché ci sono diritti del lavoro da salvaguardare”.