La riforma del processo penale, in prima lettura parlamentare, è passata alla Camera con 396 sì, 57 no e 3 astenuti. Con il voto finale di Montecitorio, la delega sulla riforma del processo penale, riformulata totalmente con gli emendamenti della ministra Marta Cartabia, riceve dunque il primo sì dal Parlamento dopo oltre un anno dall’esame in prima lettura.
Il ddl (qui il testo), che originariamente era stato proposto durante il Governo Conte Bis dall’allora guardasigilli Alfonso Bonafede, passa ora al Senato per la seconda lettura che comincerà dopo la pausa estiva con approdo in aula a settembre.
“La prescrizione si blocca dopo sentenza di primo grado. In appello e Cassazione scatta l’improcedibilità. La prescrizione e l’improcedibilità non hanno nulla a che fare con la velocità dei processi. Abbiamo alzato le barricate? Assolutamente sì. Siamo stati gli unici? Orgogliosamente sì”. Lo ha detto in aula a Montecitorio il deputato del M5s ed ex-ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in dichiarazione di voto finale sulla riforma del processo penale.
Sono in tutto 16 i deputati M5s che non partecipano al voto finale alla camera sulla riforma del processo penale, senza risultare in missione. Sono 2 i voti contrari tra le fila dei pentastellati (i deputati Frusone e Vianello), mentre la deputata Masi si è astenuta. E’ quanto risulta dai tabulati della votazione con cui l’Aula di Montecitorio ha licenziato in prima lettura la riforma del processo penale. I deputati M5s assenti ‘giustificati’ in quanto in missione sono in tutto 14. Sempre dai tabulati risulta che su 159 deputati M5s, in 129 hanno votato sì, pari all’81,13%, mentre la percentuale dei non votanti è pari al 10,6%.
“Non è la nostra riforma – ha dichiara in una nota la componente M5s della commissione Giustizia alla Camera nonché relatrice del provvedimento, Giulia Sarti – ma, grazie all’impegno di tutti, abbiamo evitato il rischio concreto che migliaia di processi fossero dichiarati ‘improcedibili’. A differenza delle altre forze politiche di maggioranza che si erano affrettate a dichiarare che la prima stesura messa a punto dalla ministra Marta Cartabia era perfetta e non bisognava cambiare una virgola, noi ci siamo subito opposti. Abbiamo chiesto che venissero ascoltati in Parlamento autorevoli esponenti del mondo della Giustizia, abbiamo condiviso e raccolto le critiche e le forti preoccupazioni. Abbiamo lavorato con il presidente Giuseppe Conte per evitare che tanti processi potessero finire nel macero”.