“Il timore che si arrivasse in fondo senza l’accordo di tutti c’è stato in vari momenti. Sicuramente la tensione era altissima, su un tema su cui tutte le forze politiche hanno convinzioni radicate e punti da difendere molto forti. La posta in gioco era molta alta, e questo si avvertiva in ogni richiesta di modifica, anche di una virgola: la partita politica si preoccupava delle proprie bandierine, ignorando i contenuti della legge”. Così la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, in un forum con la Repubblica sul tema della riforma della giustizia, spiegando che “è stato del tutto naturale prevedere da subito regole diverse” e con la magistratura “il confronto c’è stato prima ed è continuato e non ho avuto alcuna difficoltà ad accogliere i loro suggerimenti”.
Secondo Cartabia “per la prima volta abbiamo posto in primo piano il problema dei tempi della giustizia. Perché una giustizia che impiega troppo tempo non è giustizia”. Poi ribadisce che “il nostro obiettivo è sempre stato solo quello di permettere alla giustizia di fare adeguatamente il suo corso”, sottolineando come “all’interno del dibattito pubblico e mediatico, le voci critiche hanno fatto più scalpore, come spesso accade, di quelle che hanno espresso apprezzamenti, che pure non sono mancate”. La ministra poi sottolinea come non ci sia “nessuna zona di impunità. Assolutamente nessuna.
Tra le correzioni apportate da ultimo, ascoltando le richieste dei magistrati, c’è quella di prevedere un regime transitorio che ci consente di arrivare gradualmente agli obiettivi da raggiungere, che sono quelli fissati dalla legge Pinto per la ragionevole durata del processo. Quindi la nostra legge non produce alcuna zona di impunità. Ma vorrei anche far notare che la prima forma di impunità sono i processi che non terminano mai”. Cartabia chiosa dicendo che “la determinazione del presidente Draghi di andare fino in fondo per me è stato un fattore decisivo. E questa riforma è stata veramente voluta da tutti, per cui non chiamatela ‘riforma Cartabia”.
MA LEU LA SMENTISCE
“C’è ancora tempo per correggere in Aula il limite più grave della riforma della giustizia. Il reato di disastro ambientale deve essere escluso dal rischio di improcedibilità”. Così la capogruppo di Leu al Senato, Loredana De Petris. “Stiamo parlando di reati di gravità inaudita che distruggono l’ambiente, uccidono o danneggiano gravemente la salute di moltissime persone e ipotecano il futuro delle prossime generazioni. Oltretutto proprio i reati di disastro ambientale sono quelli per cui più facilmente e più spesso scatta la prescrizione, garantendo così l’impunità dei potenti che in nome del profitto provocano danni immensi all’ecosistema e alla salute. Non sottrarre questi reati all’improcedibilità – conclude De Petris – è un vulnus profondissimo che deve essere sanato”.