Dopo l’ottimismo per la trattativa sulla Giustizia, è arrivata la doccia fredda. All’interno della maggioranza l’intesa per rivedere la riforma voluta da Marta Cartabia non c’è ancora e le proposte del governo, non convincono i 5 Stelle. Che le cose stiano così lo si è capito già in mattinata quando è iniziata una riunione tra i capigruppo M5S e il leader in pectore, Giuseppe Conte, hanno fatto il punto sulla riforma della Giustizia alla luce delle modifiche apportate dall’esecutivo. Peccato che il testo che si sono ritrovati tra le mani è distante anni luce da quanto si aspettavano i grillini. Niente stop all’improcedibilità, come chiesto dai pentastellati per alcune tipologie di reati, ma solo una serie di proroghe alla durata del processo, per giunta discrezionali da parte del giudice, di non più di un anno in Appello e di sei mesi in Cassazione. A beneficiare di questa dilazione dei tempi i reati di associazione mafiosa e terroristica, il voto di scambio politico-mafioso, le violenze sessuali e l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Una lista di reati tra cui, incredibilmente, manca quello che definisce l’aggravante per i reati commessi avvalendosi dell’organizzazione mafiosa o al fine di agevolarne l’attività.
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NERVI TESI
Tensioni che sono emerse con ancor più evidenza poche ore dopo. L’occasione per quello che appare come un possibile strappo interno alla maggioranza è avvenuta durante il Consiglio dei ministri, inizialmente convocato per le ore 11.30 ma poi iniziato con quasi tre ore di ritardo e in cui il premier Mario Draghi sperava di blindare il testo. Al suo inizio, però, dei ministri di M5S non c’era traccia perché ancora impegnati nella riunione fiume con Conte. Verso le 14.30, terminato il meeting grillino, i ministri del Movimento sono arrivati al Cdm e hanno preso parte a una riunione piuttosto complicata. Tutto risolto? Nient’affatto. Dopo una ventina di minuti in cui, secondo quanto si apprende, non ci sono stati passi avanti nella trattativa sulla riforma, il Consiglio dei ministri è stato sospeso perché la delegazione del Movimento sarebbe contraria alla proposta di mediazione portata avanti dall’esecutivo. Uno strappo – almeno così appare – che ora apre scenari inediti. Secondo fonti parlamentari, il Movimento 5 Stelle a questo punto potrebbe astenersi in Cdm sulla nuova bozza di riforma e, qualora la trattativa non dovesse ripartire, valuterebbero di fare lo stesso anche alla Camera quando, il 31 luglio, dovrà occuparsi del testo della Cartabia.
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AULA OCCUPATA
Come se non bastasse a rendere il clima in Parlamento ancor più teso, ci si è messo anche Fratelli d’Italia. Con una mossa a sorpresa, i deputati di Giorgia Meloni hanno occupato l’aula della Camera, dando il via a una forte protesta contro il Green Pass. A scatenare la bagarre, la decisione della presidenza di Montecitorio di non concedere lo scrutinio segreto per le votazioni sulla pregiudiziale di incostituzionalità presentata dal partito al decreto varato dal Governo. Manifesti su cui capeggiava la scritta “No Green Pass”, cartelloni e urla, poi l’aula tenuta paralizzata per oltre un’ora. Alla ripresa dei lavori, dopo una consultazione informale tra il presidente della Camera Roberto Fico e i capigruppo, l’aula ha votato e sonoramente bocciato l’istanza presentata da Fratelli d’Italia.