Il Green pass unisce, il green pass divide. Sì, proprio in queste ore la certificazione verde è il focus di tutti i dibattiti. Ma è necessario per il trasporto pubblico locale (Tpl)? “Io credo che non sarà necessario nel Tpl perché il numero delle vaccinazioni è tale che se raggiungiamo – e credo che lo raggiungeremo – quel 70-80 per cento di vaccinati nella popolazione vaccinabile, i rischi saranno minimi”. Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto a TimeLine su SkyTg24. “Continuando a mantenere la mascherina al chiuso – ha detto ancora Sileri – o magari limitando l’utilizzo a coloro che portano la Ffp2, anziché quella chirurgica, non vedo particolari rischi. E’ chiaro che serve un potenziamento” delle cautele “che diminuisce le chance” di contagio. “Nel caso in cui la campagna vaccinale si fermasse per qualche ragione, o arrivasse una variante ulteriore che elude i vaccini, è chiaro che le cose devono cambiare e a quel punto sarà necessario un Green pass anche per il trasporto pubblico locale”. Per quanto riguarda la fattibilità di una misura simile, “servirà un Qr code. Se mi si chiede se realisticamente questo sarà necessario io credo di no”, ha ribadito il sottosegretario. Certo è che siamo agli sgoccioli: tra esattamente una settimana la certificazione verde sarà necessaria per accedere ai ristoranti al chiuso, come per andare in palestra ed usufruire di tanti altri servizi.
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Contrariamente a quanto si pensa, oltre all’incremento delle richieste di vaccinazione, anche nei ristoranti c’è un aumento delle prenotazioni. A dirlo è Almir Ambeskovic, Ceo di TheFork, piattaforma leader per la prenotazione online dei ristoranti, che sull’atteggiamento degli italiani nei confronti del Green Pass e sulla situazione della ristorazione afferma che il “trend è positivo, gli italiani stanno tornando al ristorante più dell’anno scorso: il mese di giugno ha registrato un +48 per cento di prenotazioni su TheFork su tutto il territorio nazionale rispetto allo stesso mese del 2020. Certo, l’introduzione del Green Pass potrebbe in qualche modo variare l’andamento, ma dai nostri utenti abbiamo ricevuto un messaggio positivo”. Ma “avere una posizione definita è difficile perché è un anno in cui siamo stati abituati a tutto e al contrario di tutto, è difficile avere delle certezze. Sono uscite delle normative che però non coprono molti dubbi. Nelle strutture ricettive non ci sarebbe concesso chiedere il Green pass al check in perché violeremmo la privacy dei clienti, ma se all’interno delle nostre strutture i clienti accedessero al ristorante o alla piscina allora saremmo tenuti a chiederlo”. Così dai microfoni di Radio Cusano Campus, Roberta Alverà, presidente dell’associazione imprenditori Cortina D’Ampezzo.
“Non è che possiamo mettere qualcuno in ogni area dell’albergo, quindi gioco forza dovremmo chiederlo al check in. Ci stiamo preparando e stiamo chiedendo dei chiarimenti su questi aspetti. Ci arrivano sicuramente tantissime telefonate da coloro che si stanno preparando alla vacanza chiedendo delucidazioni, però non ci sono state tante disdette delle prenotazioni. Ci sono clienti che già a giugno portavano il loro certificato di vaccinazione, cosa peraltro non richiesta, quindi da un certo punto di vista anche il fruitore del servizio si sente di esibire il certificato vaccinale e questo fa capire che c’è un certo senso di responsabilità.”, aggiunge. Ma c’è pure chi pensa che sia un sopruso e non accetta questo obbligo. Ma se la norma prevede di chiederlo lo chiederemo e l’avventore che si rifiuterà non verrà accettato. Noi abbiamo istituito un hub dedicato a Cortina e abbiamo dato l’opportunità a tutto il personale ricettivo di andare a vaccinarsi, da qui però a dare un’obbligatorietà la vedo dura”, conclude.