Per la Giustizia appurare responsabilità nelle stragi e nelle tragedie è da sempre compito arduo e forse lo sarà sempre di più. Già perché con la riforma del processo penale voluta dalla ministra Marta Cartabia, come ci viene ripetuto da giorni da avvocati e magistrati, il rischio è che procedimenti come quello sulla strage di Rigopiano (leggi l’articolo) o quello del crollo del ponte Morandi (leggi l’articolo) potrebbero finire in un nulla di fatto se, in secondo grado, non si concludessero entro i due anni. Sembra un paradosso eppure è quanto intravedono all’orizzonte le famiglie delle vittime che dopo il danno, potrebbero subire pure la beffa e per questo stanno dando battaglia.
SACROSANTO TIMORE. Le modifiche alla prescrizione immaginate dalla riforma Cartabia “rischiano di portare all’estinzione perenne anche di processi complessi e di grande rilevanza come il nostro, questi però non sono processi a ‘ladri di galline’, sono processi che possono elevare la nostra democrazia od affossarla” è quanto si legge nel comunicato pubblicato dal comitato dei parenti delle vittime del ponte Morandi di Genova.
“Purtroppo le notizie che provengono dalle nostre istituzioni sono sconfortanti”, scrive la presidente Egle Possetti che nel disastro ha perso sorella, cognato e due nipoti, in quanto “negli emendamenti proposti dal ministro Cartabia alla legge Bonafede emergono elementi che destano grande preoccupazione. Con la prescrizione e questa norma, a tutte le grandi tragedie italiane potrà continuare a essere consegnato lo scettro dell’impunità per reati gravissimi. È molto triste ma lo vediamo da troppi anni e in troppi casi”.
Una situazione grottesca che non sembra destinata a cambiare, almeno stando a quanto sostengono dal Comitato, in quanto anche “negli emendamenti in discussione, per alcuni reati potranno essere concesse estensioni dei tempi del processo d’Appello e Cassazione ma purtroppo risulterebbero esclusi i reati più significativi del nostro processo” ossia il “disastro colposo” e “l’omicidio colposo plurimo” e “tutto ciò è paradossale e per noi gravissimo. Per noi è demoralizzante pensare a questa ipotesi” e “chiediamo a tutte le forze politiche in parlamento di rivalutare attentamente queste proposte che non possono essere la soluzione”.
Malcontento comprensibile e che è lo stesso provato anche dai parenti delle 29 vittime della strage di Rigopiano che, dopo quattro anni e mezzo dai fatti, vedono il procedimento ancora arenato in udienza preliminare. Tra scioperi, pandemia, rinvii e depositi di atti, la verità giudiziaria su quanto accaduto sembra ancora lontana. “In questa singolare vicenda la fase dell’udienza preliminare sta durando più dell’intera indagine fatta dal pubblico ministero” ha fatto sapere l’avvocato Alessandra Guarini, che assiste i figli dei coniugi Caporale e i genitori di Ilaria De Biase, segnalando di credere che “questo sia uno spunto di riflessione anche immaginando la riforma che in questi giorni il Ministro Cartabia intende far approvare”.
Il riferimento, a riprova di uno dei tanti aspetti critici del testo della guardasigilli, è alle modifiche che intende apportare all’udienza preliminare. Si tratta di una fase già critica in quanto causa rallentamenti al processo di primo grado e che, stando al testo della futura riforma, potrebbero addirittura aumentare in quanto il giudice per l’udienza preliminare sarà chiamato a prendere una decisione più complessa visto che il rinvio a giudizio dovrà essere disposto in presenza di “prove sufficientemente decisive ai fini di una condanna”.