di Fausto Cirillo
Indossando i panni del venditore di almanacchi di leopardiana memoria, il ministro dell’Istruzione e dell’Università Maria Chiara Carrozza ha formulato ieri i suoi auguri agli studenti impegnati nella prova con i test di accesso alle lauree magistrali in Medicina e Chirurgia. In effetti il gap tra il numero degli iscritti (84.165) e i posti effettivamente disponibili (11.141) evoca la lotteria e racconta di un sistema a numero chiuso che – tra prove annullate, ricorsi al Tar e criticità varie – mostra ogni anno tutta la sua fragilità. Basti pensare che quanti non si sono iscritti ad altri test rischiano di saltare l’anno accademico perché in caso di mancato superamento delle prove di ammissione non potranno scegliere un’alternativa altrettanto valida. Non solo. Come ha denunciato il segretario nazionale Anaao Assomed Costantino Troise, si assiste «a una sproporzione cresciuta nel tempo fra domande di ammissione e offerta di posti, malgrado il loro aumento degli ultimi anni. Aumento che, tra l’altro, sganciato da una programmazione attenta dei fabbisogni e da una riforma della formazione post-laurea, crea le premesse per una nuova fabbrica di disoccupati». Difficile dargli torto, tenuto conto ad esempio della perdurante assenza di una graduatoria nazionale, che consente un’estrema variabilità da una sede all’altra del punteggio richiesto per l’ammissione: gli studenti che verranno esclusi in una Facoltà avrebbero così potuto essere ammessi altrove con il medesimo punteggio. I contenuti spesso astrusi e cervellotici dei 60 quesiti (25 di logica, 5 di cultura generale, 14 di biologia, 8 di chimica e 8 di fisica e matematica) da risolvere in 100 minuti fanno inoltre pensare più a un concorso a premi che non a una scrematura rigorosa dei candidati basata su vocazione alla professione e capacità personali. A Roma l’Unione degli studenti italiani (Udu), ha poi dato vita a un flash mob davanti a “La Sapienza” prima che gli aspiranti medici entrassero in aula per affrontare il test. Una schiera di ragazzi con una maschera raffigurante un cartello di “divieto d’accesso” ha infatti protestato contro il bonus di maturità utile al punteggio finale. Minacciavano ricorsi di massa e trovavano paradossale che il ministro Carrozza potesse abolirlo solo a partire dal 2014: «E per tutti gli studenti di quest’anno? È una beffa». Sono stati accontentati a test in corso: il governo ha deciso di abolirlo già da quest’anno, creando subito le premesse per una nuova valanga di ricorsi. Se ne deduce che ormai Stato non si fida più di se stesso: che senso ha spendere centinaia di migliaia di euro nelle prove statali di maturità se poi i loro risultati non vengono considerati affidabili e utili ai fini dell’ammissione all’Università?