La riforma del processo penale è calendarizzata in aula alla Camera per venerdì prossimo, 30 luglio. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Subito dopo si è riunito l’ufficio si presidenza della Commissione Giustizia che ha convocato una seduta per domani, dedicata solo alle ammissibilità dei subemendmenti agli emendamenti del governo. Dopo quella seduta verrà deciso il successivo calendario della Commissione.
Intanto il M5S, dopo aver presentato 917 emendamenti alla riforma Cartabia, tira dritto e al momento non sembrano transigere. Ulteriore conferma che il governo dovrà necessariamente trovare un compromesso è il fatto che ieri l’ufficio di presidenza della commissione Giustizia ha preso atto che la data di domani – prevista dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio – per l’inizio dell’esame in Aula del ddl penale era troppo ravvicinata. Ergo c’è bisogno di ulteriore tempo: tutti i gruppi hanno dovuto prendere atto dell’impossibilità di completare l’esame dei 1631 emendamenti in 48 ore.
A renderlo noto è stato il presidente stesso della commissione, l’esponente 5 Stelle Mario Perantoni (nella foto), il quale aggiunge che “il rinvio del provvedimento può essere un’opportunità per migliorare la condivisione delle forze politiche”. In ogni caso, un aspetto sul quale il Movimento è pronto a dare battaglia è il fatto che tutti i processi arrivino alla loro naturale conclusione e per questo, si legge in una nota diramata ieri dai deputati M5s in commissione Giustizia alla Camera, ha fatto propri gli appelli lanciati da Nicola Gratteri e Federico Cafiero de Raho: sia il procuratore capo di Catanzaro che il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, commentando l’impostazione della riforma del processo penale messa a punto dalla ministra Cartabia, hanno evidenziato “il concreto rischio che almeno il 50% dei processi finisca per essere dichiarato improcedibile”.
E ancora: “Oggi (ieri, ndr)la Guardasigilli durante il question time a Montecitorio – aggiungono – ha dichiarato che i processi per reati puniti con l’ergastolo non sono soggetti al regime dell’improcedibilità e per quelli che riguardano reati gravi sono possibili proroghe. La verità è però che solo una piccola parte dei processi per mafia riguarda reati punibili con l’ergastolo. I processi contro la grande criminalità non si esauriscono con i maxi processi nei confronti dei vertici delle organizzazioni. Anzi, più frequentemente, quando vengono indagate persone per associazione mafiosa, concorso esterno o reati aggravati per aver favorito la mafia, non si arriva affatto all’ergastolo”, concludono.