Sembra incredibile eppure la riforma del processo penale sta mettendo tutti d’accordo con magistrati e avvocati che non perdono occasione per sottolineare criticità e perplessità sull’argomento. È accaduto anche ieri quando il testo della ministra Marta Cartabia è approdato in Commissione Giustizia alla Camera per l’inizio delle audizioni in cui si sono susseguiti gli interventi, tra i tanti, dell’Associazione nazionale magistrati, del penalista Franco Coppi, di docenti universitari, e dei rappresentanti delle Camere penali. Il primo intervento è stato quello del presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che ha ribadito la bocciatura senza appelli del testo che “non accelera ma elimina i processi” e che “impedirebbe di perseguire reati per cui l’allarme sociale è ancora vivo”.
Non solo. A suo dire la Cartabia “non considera le necessità organizzative degli uffici” visto che “ci sono Corti d’Appello che non riuscirebbero a rispettare i tempi, tanto che i processi morirebbero prima ancora di essere fissati. Una cosa è l’indennizzo per irragionevole durata del processo, un’altra è l’eliminazione totale del processo”. Bocciata “anche la previsione derogatoria (di un anno per l’Appello e sei mesi per la Cassazione, ndr)” che “dimentica alcuni reati di assoluta gravità”, come “maltrattamenti in famiglia e stalking”, e che metterebbe a rischio 150mila procedimenti.
Critiche al testo sottolineate anche dal penalista Coppi che, seppur addolcendo quanto detto pochi giorni fa in un’intervista, ha segnalato come la riforma “è una dolorosa necessità” e che l’ideale “sarebbe che i processi potessero durare un tempo ragionevole senza bisogno della tagliola” introdotta dalla Cartabia. Riguardo all’improcedibilità ha poi spiegato che è necessario “studiarla e approfondirla anche se possono già essere intravisti rischi e difetti”.
A concludere gli interventi il presidente dell’Unione delle Camere penali, Giandomenico Caiazza, che pur dicendosi favorevole alla riforma e tuonando contro il “terrorismo mediatico per cui avverrà un cataclisma”, ha ammesso l’esistenza di alcune “Corti d’appello che potrebbero non riuscire a rispettare i termini imposti dalla tagliola”. Per questo ha detto che bisogna “intervenire strutturalmente su queste corti”. Non solo. Caiazza ha spiegato anche che gli emendamenti del governo “introducono un istituto nuovo (la prescrizione processuale, ndr) che può presentare problematicità” e che “avremmo preferito la prima proposta della commissione Lattanzi sulla prescrizione sostanziale”.
Quel che è certo è che il dibattito è solo agli inizi e che nei prossimi giorni, come chiesto da M5S, vedrà intervenire alcune delle voci più critiche ossia il procuratore di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, e il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho. Due magistrati stimati che hanno palesato dubbi, con il primo che si è detto convinto che con l’attuale riforma “il sistema andrà in tilt” e che “delinquere diventerà più conveniente”.
L’ERRORE SURREALE DEL MINISTERO. Una riforma che in modo davvero sorprendente continua a segnare passi falsi – veri o presunti – che di certo aumentano la confusione. Uno su tutti è il “caso” della presentazione, giovedì sera, di quello che è sembrato un nuovo emendamento del Governo in materia di prescrizione ma che, successivamente, si è rivelato un banale scivolone. La presunta modifica eliminava una delle poche previsioni apprezzate dal Movimento ossia l’allungamento fino alla metà, a differenza di quanto accade ora con la ex Cirielli che lo fissa a un quarto, del tempo di prescrizione a seguito di interruzioni del termine, disciplinato dall’articolo 161 del codice penale.
Una vicenda che ha causato mal di pancia nei 5S, pronti a dare battaglia, ma che si è risolta da sola. Il Ministero della Giustizia con una nota ha precisato che per “un mero errore materiale è stato mandato alla Commissione Giustizia della Camera un testo difforme in un emendamento da quello approvato dal Consiglio dei Ministri”, sottolineando di aver “già chiarito tutto con una nota al Dipartimento affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi” e “provvedendo a trasmettere alla Commissione il testo corretto” ossia quello approvato dal Cdm e che aumenta i tempi di prescrizione rispetto alla legge vigente.