L’ufficialità manca ancora ma i giochi per il candidato a sindaco di Bologna sono ormai fatti: a sfidare il candidato di centrosinistra Matteo Lepore – appoggiato anche dalla renziana Isabella Conti e dai grillini – sarà il “civico” Fabio Battistini. Civico sì – è un imprenditore – ma fortemente voluto da Matteo Salvini. “E vorrà dire che sarà lui ad intestarsi la sconfitta” è il commento al vetriolo di un esponente di spicco del centrodestra locale che conosce bene la situazione nel fortino rosso. Fino all’ultimo Forza Italia ha provato a spingere il suo senatore Andrea Cangini, direttore di Qn e de Il Resto del Carlino fino al 2018, anno della sua elezione.
Un nome conosciuto e stimato in città ma che la Lega ha osteggiato apertamente mentre FdI è stata praticamente lasciata fuori dalla definizione del nome: “Se la vedano fra loro, noi in questo momento abbiamo altre priorità”, filtra da ambienti del partito che in ogni caso non ha messo veti a nessuno. E in effetti la partita delle amministrative non è l’unica nella quale i membri della coalizione di centrodestra si stanno destreggiando in questi giorni, gli uni contro gli altri, più che da alleati: dalla Rai al Ddl Zan i fronti sono molti. Su quest’ultimo si esprime così Daniela Santanchè: “Fratelli d’Italia era tutta presente in aula al momento del voto sulla sospensiva questa mattina (ieri, ndr). Uniti e compatti. Ed è un gran rammarico che per un solo voto non sia stata approvata la sospensiva, perché così avremmo fatto un bel ‘ciaone’ a questo Ddl liberticida e pericoloso”.
Il riferimento è al fatto che l’Aula di Palazzo Madama ha respinto la richiesta di Forza Italia e Lega di sospenderne l’esame con 136 voti contrari a fronte di 135 favorevoli, con un solo voto di scarto: pesano, secondo i senatori del partito di Giorgia Meloni – che non nascondono la “forte irritazione” per le assenze ingiustificate di 3 esponenti leghisti e 4 azzurri (gli assenti totali nel centrodestra sono stati ieri 15, nessuno di FdI). Se tutti gli esponenti di centrodestra fossero stati presenti durante il voto, è il ragionamento pallottoliere alla mano, gli ex giallorossi – la sospensiva è stata votata anche da Iv – sarebbero andati sotto e l’esame del provvedimento sarebbe stato interrotto, è l’accusa di FdI rivolta agli alleati.
Sul fonte Rai i rapporti non sono certo più idilliaci: sui membri del Cda di nomina parlamentare il centrodestra non solo si è spaccato – Lega e FI hanno votato l’uscente Igor De Biasio in Senato (quota Carroccio, fedelissimo salviniano) e Simona Agnes (spinta dagli azzurri) alla Camera mentre i meloniani hanno proposto il nome di Giampaolo Rossi in entrambi i rami del Parlamento – ma i veleni su quest’episodio si trascineranno a lungo. Rossi infatti non solo è un uscente (e se fosse stato riconfermato sarebbe stato l’unico rappresentante dell’opposizione) ma è considerato da FdI imprescindibile, l’uomo “forte” in azienda. Un’azienda che, più di altre controllate del Tesoro è da sempre considerata “cruciale” dai partiti. Da una parte dunque, la Lega a Bologna ha fatto fuori il candidato di FI mentre dall’altra – nella tv pubblica – si è accordata con gli azzurri per far fuori il meloniano. Quando si dice fare il doppio gioco.