“Non ho mai detto di applicarlo alla francese. Io ho detto a maggio: abbiamo un Green pass, facciamolo, per anticipare le riaperture”. E’ quanto ha detto a Radio Cusano Campus il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. “Parlare oggi di un green pass alla francese – ha aggiunto l’esponente M5S – ha senso fino a un certo punto perché con un’Italia ancora tutta bianca e con i contagi ancora bassi può avere un’utilità per i viaggi e per i grandi eventi. Può anche però avere un senso in visione prospettica, ad alcune settimane da oggi”.
“I contagi stanno salendo – ha detto ancora Sileri – e quindi noi dobbiamo valutare innanzitutto l’impatto sui nostri ospedali, io credo che sarà un impatto minimo perché oggi i contagi sono prevalentemente tra giovani e tra non vaccinati, quindi i ricoveri saranno sicuramente meno rispetto a quando nessuno era vaccinato. I parametri devono essere basati sulle ospedalizzazioni dovute ai contagi”.
Il rischio è che “i contagi possano continuare a salire, se nel Regno Unito sono arrivati a superare i 20mila contagi, non vedo perché l’Italia non debba arrivare allo stesso numero di contagi avendo peraltro meno vaccinati. Se i contagi salgono e non cambiamo i parametri delle zone di rischio è chiaro che qualche restrizione è possibile”. “Tra la restrizione e avere zero restrizioni grazie al green pass – ha spiegato ancora il sottosegretario – è chiaro che è il green pass lo strumento adatto da utilizzare per gli eventi a rischio di assembramento. Green pass che non è vincolato solo al vaccino, va bene anche il tampone o il test anticorpale per chi ha avuto la malattia”.
“Facendo l’esempio degli stadio io dico – ha aggiunto Sileri -: vorrei gli stadi più pieni possibile e più sicuri possibile, per questo il green pass è un’opportunità. Lo stesso vale per le discoteche. Non dico che debba servire per andare al ristorante, ma se a un certo punto dovessimo arrivare a 30mila contagi con gli ospedali che vanno in difficoltà a quel punto cosa faccio metto le restrizioni per i bar e per i ristoranti oppure dico lasciamoli aperti in sicurezza?”.
“E’ chiaro che il green pass offre un’occasione in questo senso. Non chiamiamolo green pass alla francese – ha concluso Sileri -, chiamiamolo green pass punto. Dev’essere un modo di convivere col virus che in Italia abbiamo già iniziato a sperimentare dalla fine di maggio. La Francia ha una situazione epidemiologica più grave rispetto alla nostra e hanno un’esitazione vaccinale più ampia della nostra”.