Dopo l’accordo sulla riforma del processo penale (leggi l’articolo), a fare rumore sono le reazioni delle famiglie delle vittime dei disastri italiani che sono pronte a dare battaglia. “In questi giorni tanti italiani sono presi dalla pianificazione delle sospirate vacanze, dalla finale agli Europei di calcio, e da altre questioni, purtroppo in questo calderone forse giace sul piatto delle riforme un amaro boccone, la riforma della giustizia penale che purtroppo ai nostri occhi di parti lese per motivi molto gravi, sta acquisendo un po’ il sapore di restaurazione dell’impunità”.
Questo quanto affermato da Egle Possetti, portavoce del Comitato in ricordo delle vittime della tragedia del Ponte Morandi di Genova (leggi l’articolo). “Vorremmo capire meglio ma, da quanto emerge, pensiamo che la norma possa essere molto negativa, infatti non potremo mai accettare che in una vicenda come la nostra i tempi dell’appello possano essere ridotti a due anni e la Cassazione ad un anno soltanto”.
Si tratta di preoccupazioni condivise anche dal comitato “Noi 9 ottobre” che convoglia le vittime di diversi disastri italiani che, per bocca dell’avvocato Massimiliano Gabrielli, fa sapere che “non è degno di un Paese civile lasciare prescrivere disastri legati al mancato rispetto delle norme di sicurezza. Occorre tenere fuori da questa riforma i processi di questo tipo”.
Dubbi e rimostranze legittime proprio per la presenza del meccanismo della tagliola che prevede che i processi in Appello non durino più di due anni e quelli in Cassazione restino entro i dodici mesi. Norma alla mano sono diversi i procedimenti che, con questa regola, rischiano di finire al macero. Uno su tutti è proprio quello sul crollo del Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018 e costato la vita di 43 persone, dove il procedimento difficilmente potrà rispettare i tempi previsti dato che conta di 59 indagati.
Altro caso simile è quello del disastro all’hotel Rigopiano del 18 gennaio 2017 che ha causato 29 morti e il cui procedimento, nonostante tanti anni, è ancora fermo all’udienza preliminare. Ma a rischiare di finire al macero non ci sono solo processi sui disastri. La stessa Trattativa Stato-Mafia, attualmente in appello, stando alla riforma Cartabia non vedrebbe mai la conclusione. Chi non avrà giustizia sono le 32 vittime del disastro di Viareggio (leggi l’articolo) in cui è intervenuta la prescrizione e dal cui scandalo prese il via la riforma abortita di Bonafede.