di Andrea Koveos
Nell’ultimo giorno di G20 i leader mondiali restano divisi. Il presidente americano Barack Obama non ha cambiato idea sul progetto dei raid aerei contro la Siria. E ha annunciato che martedì prossimo si rivolgerà agli americani in un intervento dalla Casa Bianca: «Sono stato eletto per finire le guerre non per iniziarle, ma devo agire». Dunque dopo due giorni di colloqui sono rimaste profonde spaccature in cui gli sforzi per rilanciare l’economia globale sono finiti in secondo piano.
Un’azione militare avventata in Siria potrebbe causare serie e tragiche conseguenze e portare a “a ulteriori violenze settarie”. È la preoccupazione del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che è intervenuto a San Pietroburgo a un incontro sui temi umanitari promosso dalla Gran Bretagna a margine del summit del G20, giunto ieri al secondo e ultimo giorno. Stesso discorso anche il presidente russo Vladimir Putin secondo cui una destabilizzazione della situazione in Medio Oriente si rifletterebbe seriamente sulla economia globale, facendo intendere che un attacco militare sarebbe quanto meno controproducente dal punto di vista economico. Putin ha voluto poi ricordare che Mosca già aiuta la Siria, con la quale ha una cooperazione dal punto di vista umanitario e su un eventuale conflitto ribadisce: se attaccata aiuteremo la Sira. Il padrone di casa del G20 ha poi voluto ricordare che favore del conflitto sono solo Usa, Francia, Arabia Saudita e Turchia. I contrari invece sono molti, tra cui l’Italia, il Brasile, l’Argentina mentre la Germania ha preferito fare una scelta prudente non partecipando a nessuna azione militare”. E intanto è ancora gelo con Barack Obama. Questo incontro ha solo voluto ribadire due posizioni diametralmente opposte. Un mese fa il previsto vertice tra il presidente americano e quello russo, che si sarebbe dovuto tenere a Mosca alla vigilia della riunione del G20, era stato cancellato dalla Casa Bianca a causa dell’asilo temporaneo concesso dalla Russia a Edward Snowden, la ‘talpa’ che ha fatto scoppiare lo scandalo dell’Nsagate.
Obama e Putin non hanno affrontato nel loro breve colloquio la questione di Edward Snowden e dell’asilo che Mosca ha concesso per un anno all’ex analista della Nsa americana ora ricercato negli Stati Uniti. Del resto svela il leader russo “ il presidente Barack Obama non ha chiesto l’estradizione di Edward Snowden, la talpa del Datagate”.
Come tutti i vertici internazionali che si rispettano non sono mancate le gaffe. “La Gran Bretagna è «solo una piccola isola alla quale nessuno dà retta” e serve solo agli oligarchi russi «per comprarsi il Chelsea», avrebbe detto Peskov. Cameron nella sua replica ha anche calcato la mano su temi come l’arte, lo sport, la letteratura, la filosofia, la musica, la diplomazia, l’economia e l’arte militare, ma ha anche saputo scherzare sulla definizione di «un’isola» rimarcando che non intendeva far sì che gli abitanti degli arcipelaghi del nord si sentissero esclusi. Il Cremlino ha smentito formalmente le accuse, ma questo non ha impedito a Cameron di ribadire: “Sfido chiunque a trovare un paese con una storia più fiera, un cuore più grande o una maggiore capacità di ripresa”.
E mentre la diplomazia cerca di trovare una soluzione al conflitto che da oltre 2 anni investe la regione, i servizi segreti americani hanno intercettato l’ordine di un funzionario iraniano ai militanti sciiti in Iraq di attaccare obiettivi Usa a Baghdad in caso di intervento militare in Siria. A darne notizia è stato il Wall Street Journal, che ha citato fonti dell’amministrazione Obama. L’emittente Abc ha invece fatto sapere che Washington starebbe preparando un attacco aereo di larga scala in Siria, con l’utilizzo di missili sparati da aerei bombardieri B2 e B52 decollati dagli Usa. “L’utilizzo di armi chimiche da parte di Assad, se confermato, sarebbe un’ulteriore intollerabile violenza contro il popolo. Credo però che si debba in primo luogo rispettare il ruolo dell’Onu. Non si può da un lato invocare il diritto internazionale e dall’altro indebolire l’istituzione che questo diritto dovrebbe incarnare”. A dichiararlo è stato, a Repubblica, il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz.
Il G20 si conclude con una grande festa. Una serata magnifica, una festa dal caratteree imperiale quella offerta da Putin ai grandi della terra nella cornice della reggia di Pietro il Grande (Peterhof), considerata una delle sette meraviglie della Russia. Figuranti in costume d’epoca zarista, uno spettacolo di luci e suoni coordinati con la danza delle fontane della reggia e un Putin in gran spolvero nelle vesti del padrone di casa, colto addirittura a coprire le spalle di Angela Merkel, che evidentemente stava accusando il fresco della sera.