Clamoroso colpo di scena ieri in una Roma afosa e in vacanza per la festa dei santi patroni in cui è deflagrata in pieno pomeriggio la notizia della rottura tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte (leggi l’articolo). L’Elevato ha sparato un primo siluro – promesso il giorno prima – con teutonica precisione, tramite un post nel suo blog dal titolo “Una bozza e via”, titolo riferito alla bozza dello Statuto preparato da Conte. “Conte, mi dispiace, non potrà risolverli (ndr: i problemi) perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi. Non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco”.
Questa la bordata chiave contro l’ex premier che voluto dallo stesso Grillo stava sfilandogli il potere con squisita crudeltà democristiana. E poi l’altro siluro sparato subito dopo: “Perciò indìco la consultazione in rete degli iscritti al MoVimento 5 Stelle per l’elezione del Comitato Direttivo, che si terrà sulla Piattaforma Rousseau. Il voto su qualsiasi altra piattaforma, infatti, esporrebbe il Movimento a ricorsi in Tribunale per la sua invalidazione, essendo previsto nell’attuale statuto che gli strumenti informatici attraverso i quali l’associazione si propone di organizzare le modalità telematiche di consultazione dei propri iscritti sono quelli di cui alla Piattaforma Rousseau (art. 1), e che la verifica dell’abilitazione al voto dei votanti ed il conteggio dei voti sono effettuati in via automatica dal sistema informatico della medesima Piattaforma Rousseau (artt. 4 e 6).
“Ho, pertanto chiesto a Davide Casaleggio di consentire lo svolgimento di detta votazione sulla Piattaforma Rousseau e lui ha accettato”. Dunque Grillo torna al passato e ricomincia dall’elezione del direttivo su Rousseau a cui chiede un piano fino al 2023. Con buona pace della nuova piattaforma di voto che i suoi avevano organizzato. Come dire: via Conte torna Casaleggio. E questo cambia nuovamente tutti i giochi. L’accoppiata Grillo – Casaleggio è il marchio di fabbrica originale del Movimento che così si riposiziona, almeno idealmente, sui valori fondanti. Ora c’è però d’affrontare un problema politico e cioè l’appoggio al governo Draghi. Un M5S non “moderato” come volevano Conte e Di Maio pone innanzitutto un problema all’esecutivo.
Ed infatti il segretario Enrico Letta ha espresso preoccupazione. Non potevano mancare Carlo Calenda e Matteo Renzi, gongolanti per la fine di Conte e in strana consonanza con Grillo. L’Elevato vorrà riappropriarsi dei contenuti originari? Se sì, non potrà certo appoggiare il banchiere europeista Draghi che fino a qualche tempo fa veniva visto come un vero satanasso da maggiorenti e base. Forse in tutto questo ha giocato anche la paura di perdere definitivamente il proprio elettorato visto che in zona movimentista si stanno addensando diversi competitori: dal ritorno di Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, ad Antonio Ingroia, a Luigi De Magistris, ad Alessandro Di Battista e financo un Davide Casaleggio che aveva aperto ad ospitare su Rousseau “liste civiche”, progetto che potrebbe ora rallentare se non fermarsi come quello di Dibba – ora in Bolivia- se si indebolisce il supporto a Draghi.
C’è da capire cosa farà ora Giuseppe Conte. Probabilmente darà luogo al progetto di un suo partito, il famoso “piano B” che ha negato fino a ieri. Ma questo “partito di Conte” sarebbe solo una sorta di “lista” collocata in prossimità del Partito democratico e quindi, in termini di voti, potrebbe trattarsi solo un riposizionamento del flusso in entrata dallo stesso Pd. Conte si è dimostrato un abilissimo politico: uscito dal cappello matto di Grillo (con l’aiuto di Buonafede) ha fatto fuori prima Salvini, poi Di Maio, poi quasi Renzi, poi Casaleggio ed infine stava facendo fuori Beppe Grillo che però come Massimo Decimo Meridio ne “Il gladiatore” ha fermato il novello imperatore Commodo.
La mossa di Grillo ha provocato reazioni immediate. Roberta Lombardi, assessora alla transizione ecologica della Regione Lazio ha dichiarato: «Non so se trovo più folle le valutazioni su Conte, che ha guidato due governi tra crisi economica e pandemica, o il fatto di rimetterci nella gabbia Rousseau. Non condivido una virgola di quel post» Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia fuoriuscito dal Movimento ha preso la palla al balzo: “Lettera ai folli, ai liberi, ai forti. Cari folli, caro folle, in Italia e non solo siamo in tanti che vogliamo iscriverci al club degli amici dei mulini a vento! Perché se si vuole cambiare il mondo un utopista folle riesce molto di più di realisti opportunisti… Sono pronto per mettermi a disposizione di un MoVimento 5 Stelle visionario”.