di Giuseppe Cantore
La ripresa dei consumi in Italia è ancora lontana, l’ultimo biennio è stato il più difficile e gli italiani vivono di rinunce con redditi sotto pressione. Sebbene a luglio, secondo la Confcommercio, il crollo si sia arrestato segnando un -2% su base annua, fermo rispetto a giugno, e negli ultimi tre mesi i consumi delle famiglie si siano stabilizzati, la ripartenza non è dietro l’angolo. Particolarmente pesante il calo, sempre a luglio scorso, per trasporti (-4,1%), alimentari e bevande (-3,9%). Per niente rosee le prospettive per il prossimo anno quando si assisterà ad un ulteriore calo (-0,5%) nell’alimentare e del 6,1% nel non food, secondo le stime degli analisti delle Coop. Dal Rapporto 2013 delle Cooperative, il maggior gruppo italiano della grande distribuzione, emerge una pessima diagnosi degli ultimi due anni, con una flessione media annua del 2,2% prevista nel 2013 che segue al -4,3% del 2012 (rispetto al 2011). Il tutto, mentre il reddito reale disponibile delle famiglie italiane si riduce (-1,4% nel 2013) fino ad una contrazione del 10,2% in sei anni, il Pil continua a contrarsi la disoccupazione è alle stelle (12% nei primi mesi 2013). Ma gli italiani sembrano ormai rassegnati a uno stile di vita all’insegna della rinuncia: fanno meno figli (49% di persone sole e coppie senza figli), tagliano le spese, in maniera ormai dilagante, e bandiscono i vizi rinunciando persino al piacere del caffè. Per i vini è una debacle (-4% nell’ultimo anno), gli aperitivi si riducono del 5%, superalcolici, amari e liquori oltre il -3%, mentre per il segmento fumo la lancetta ritorna al ‘73 per il numero di sigarette fumate (-14% in 2 anni). Oggi si punta sull’e-commerce (+41% abbigliamento online, +19% prodotti tecnologici), sull’insalata fatta nel proprio orto e sui prodotti biologici, che sono gli unici a crescere – secondo la Coldiretti – sulla tavola delle famiglie italiane (+9% nei primi 6 mesi 2013). Resistono anche gli accessori per il sexual entertaiment (+6,4%) e il Viagra (quasi +8% in due anni). In questo contesto, sia Confcommercio che Coop si appellano al governo. ‘’E’ più che mai necessario – sottolineano i commercianti – che la politica economica sia orientata a sostenere gli impulsi positivi che provengono dall’economia reale’’.