Non usa giri di parole Matteo Salvini e, arrivando ieri in Senato alla conferenza stampa per promuovere la raccolta firme a partire dal 2 luglio sui referendum sulla giustizia, ha dichiarato esplicitamente: “Questa è una prova tecnica di federazione”. Il leader del Carroccio lancia dunque la campagna referendaria – il Partito Radicale e la Lega hanno depositato in Corte di Cassazione a inizio giugno i sei quesiti referendari annunciando – e lo fa da una parte mentre il Parlamento sta lavorando a una riforma strutturale della giustizia che è uno degli impegni presi dall’Italia con l’Ue per ottenere i fondi del Recovery Fund e dall’altra mentre il centrodestra è in fermento per la proposta, lanciata dallo stesso Salvini ma accolta e rilanciata pure da Silvio Berlusconi – che addirittura si è spinto a parlare di partito unico – di federare in un unico soggetto, dai contorni ancora indefiniti, i partiti del “centrodestra di governo” (definizione by Salvini).
E infatti ieri a seguire la conferenza stampa congiunta del Capitano e del presidente dell’Udc Antonio De Poli in prima fila c’erano la capogruppo di Forza Italia Anna Maria Bernini, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, ma del resto già nei giorni scorsi il coordinatore azzurro Antonio Tajani aveva assicurato l’adesione (“Siamo a favore dei referendum perché ne condividiamo i contenuti”). Assente al lancio della campagna referendaria/prova tecnica di federazione è ovviamente FdI: nelle stesse ore Giorgia Meloni, in qualità di presidente di Ecr, il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, si trovava a Bruxelles per una serie di incontri politici e istituzionali, fra i quali quello con il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni, col presidente dell’Europarlamento David Sassoli ma anche col leader ungherese Vicktor Obràn e quello polacco Mateusz Morawiecki, che Salvini vorrebbe convincere a dar vita ad un “asse fra forze sovraniste”.
Ma per ora l’unica novità di giornata registrata sul fronte Ue è l’adesione del parlamentare europeo Giuseppe Milazzo, eletto con FI, al gruppo Ecr. Per tornare ai temi della giustizia, una delegazione di FdI parteciperà invece oggi alla manifestazione indetta dai Penalisti italiani (Ucpi) e dal presidente dell’Unione delle camere penali Giandomenico Caiazza, che ieri ha incontrato anche il leader della Lega, per rilanciare il tema della separazione delle carriere nella magistratura. Nel merito, il quesito referendario in questione vede infatti anche la convergenza del partito della Meloni, così come quelli riguardanti la responsabilità civile dei magistrati, il requisito della raccolta firme per il magistrato che intende candidarsi al Csm e il diritto di voto dei membri non togati nei consigli giudiziari (gli organi che hanno il compito di valutare l’operato dei magistrati), come spiegato anche dal responsabile nazionale Giustizia del partito Andrea Delmastro: “Abbiamo proposto emendamenti ad hoc alla riforma del Csm che andrebbero oltre il referendum. Anzi, chiediamo al centrodestra di appoggiarci in Aula su questo fronte. Ma su altri aspetti ci sono problemi tecnici che vogliamo definire a breve”.
Il riferimento del deputato di FdI è al terzo quesito, che riguarda la custodia cautelare, cioè la custodia preventiva a cui un imputato può essere oggi sottoposto prima della sentenza nei casi in cui vi sia pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di compimento di nuovi e gravi reati. Il quesito referendario interviene su questi specifici casi, limitando il carcere preventivo alla terza ipotesi di pericolo, e cioè ai soli reati gravi. Su questo punto molto duro il commento dell’ex magistrato Piercamillo Davigo: “Quello sulla custodia cautelare è semplicemente ridicolo, sembra uno scherzo. Chiarisco, non sarà più possibile porre in custodia cautelare i ladri. Ora – sottolinea Davigo – un partito come la Lega, che ha fatto della sicurezza uno dei suoi temi cardini, si rende conto che se questa norma venisse approvata verrebbero scarcerati praticamente tutti gli stranieri che sono detenuti nelle nostre carceri? La criminalità comune, quella da strada, verrà lasciata libera. Sono curioso di sapere come Salvini lo spiegherà ai suoi elettori”.
I dubbi di FdI riguardano anche il quesito sull’abolizione della legge Severino nella parte in cui prevede la sanzione accessoria dell’incandidabilità e del divieto di ricoprire cariche elettive e di governo dopo una condanna definitiva: Lega e Radicali vogliono superare gli automatismi della legge e lasciare ai giudici la libertà di decidere caso per caso se applicare o no l’interdizione dai pubblici uffici. Delmastro su questo è chiaro: “La Severino ha avuto effetti distorsivi ma non si può buttare il bambino con tutta l’acqua sporca, certi automatismi ci vogliono, magari meno rigidi ma servono”.