Certo, fosse stato di un partito di destra, ma anche del Pd o di Italia Viva, il deputato siciliano Davide Aiello adesso non saprebbe come rispondere a tutti i messaggi di solidarietà, agli atti di stima e di incoraggiamento a non mollare dopo che in mezzo a una piazza l’hanno aggredito per aver denunciato in Parlamento gli intrallazzi del Comune di Casteldaccia, in provincia di Palermo.
Invece Aiello è stato eletto nei 5 Stelle, e non nei partiti dove nessuno prende schiaffi perché nessuno denuncia niente. Dunque per la solidarietà Aiello si deve accontentare di Conte, Crimi, Di Maio, D’Uva, Morra e tanti altri solo del Movimento, se si fa eccezione per qualche esponente locale. Ma che ha fatto questo onorevole sconosciuto ai più e perché questa storia è esemplare?
Aiello ha osato mettere a verbale alla Camera che alle elezioni del 2018 a Casteldaccia ci furono episodi di voto di scambio, com’è d’altra parte nella migliore tradizione di un’area dove da sempre pesano mafia e il malaffare. Per questo è stato avvicinato e preso a “tumpuluni” (ceffoni) in mezzo alla strada, dopo essere stato avvisato che “A Roma sbagghiau a parrari” (e qui la matrice del gesto si comprende bene quanto il dialetto).
Quello che più impressiona, al di là dell’ennesima prova provata che i 5 Stelle se non si difendono tra loro non troveranno mai altri ad aiutarli, è che in certe parti del Sud la mentalità mafiosa è dura a sparire, e persino un deputato alla prima legislatura, senza incarichi di rilievo, è un pericolo da fermare. E se questo i partiti non lo vedono e solo perché non lo vogliono vedere.