C’è una lettera che inchioda il commissario Francesco Paolo Figliuolo alle sue responsabilità. Ed è quella pubblicata dal governatore della Liguria Giovanni Toti. Assediato dalle critiche e dalle polemiche per il decesso della 18enne ligure, in seguito al vaccino AstraZeneca somministratole in un Open day organizzato nella sua Regione con il siero anglo-svedese, Toti non ci sta e smaschera il generale.
“Per tutti coloro che scrivono, raccontano, commentano su radio, tv, giornali, dibattiti politici e che continuano a dire che le Regioni sugli open day di AstraZeneca sono andate per conto loro e in ordine sparso – scrive il numero uno della Regione ligure – ecco la lettera inviata il 12 maggio dalla struttura commissariale che dipende da Palazzo Chigi e che riporta in maniera chiara il parere del Comitato tecnico-scientifico sull’uso del vaccino: ‘Il Cts non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali iniziative, quali i vaccination day, mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni’”.
Sì, perché la possibilità di utilizzare AstraZeneca per tutti su base volontaria – aveva denunciato sempre Toti in un precedente messaggio – “non è un’invenzione delle Regioni o di qualche dottor Stranamore: è un suggerimento che arriva dai massimi organi tecnico-scientifici”. E una volta che, nella giornata di ieri, il parere del Cts arriva con la decisione di utilizzare Astrazeneca solo per gli over 60 il governatore ligure non si rassegna: “Non è simpatico lo scaricabarile e forse si poteva arrivare prima a una definizione più certa. Nella confusione talvolta anche un po’ troppa di queste ore ribadisco che le raccomandazioni sulla possibilità di utilizzare il vaccino AstraZeneca fino agli anni 18 non è stata una libera iniziativa delle Regioni ma una precisa indicazione da Roma reiterata più volte nel tempo”.
Se è vero che nel tempo, da quando ne è stata autorizzata la somministrazione, fino ad oggi, le indicazioni sull’utilizzo del vaccino di Astrazeneca sono cambiate più volte, è pur vero che gli ultimi pronunciamenti tanto dell’Ema (23 aprile) quanto dell’Aifa avevano chiaramente indicato che i benefici di AstraZeneca crescono con l’aumento dell’età. Il 26 maggio l’Aifa scriveva che “la sicurezza della somministrazione di Astrazeneca nei soggetti di età inferiore a 60 anni rimane un tema ancora aperto e sul quale vi sono margini di incertezza”.
Ma, anche prima, lo stesso ministero della Salute, con una circolare del 7 aprile, aveva raccomandato l’uso del siero anglo-svedese agli over 60. “Sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte dell’elevata mortalità nelle fasce di età più avanzate – recitava la circolare del ministero della Salute – si rappresenta che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone sopra i 60 anni”. Due settimane dopo, una circolare analoga del ministero estende la raccomandazione anche al vaccino di Johnson & Johnson.
L’11 maggio, infine, il ministero della Salute chiede di valutare la possibilità di estendere sia Astrazeneca sia J&J alla fascia 50-59 anni. Il giorno dopo si arriva al fatidico, e fatale, parere del Cts citato da Toti in cui gli esperti non rilevano motivi ostativi ai vaccination day “mirati ad offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni”. Ieri, poi, il nuovo cambio di marcia del Cts: AstraZeneca viene fortemente raccomandato per gli over 60.
Una decisione che “avrà qualche impatto sul piano” vaccinale ma “sono sicuro che fra luglio e agosto riusciremo a mitigare questo impatto”, commenta Figliuolo. Che propone di dirottare le dosi di Astrazeneca che dovessero avanzare, in seguito alle indicazioni del Cts, ai paesi Covax. Entro fine giugno, ha spiegato, sono attesi 15 milioni di dosi di Astrazeneca: considerando che ci sono potenzialmente 3,5 milioni di over 60 da vaccinare con entrambe le dosi e 3,9 con la seconda, serviranno 10,9 milioni di dosi. “Se dovessero rimanere delle dosi saranno credo utilmente impiegate – ha concluso – per i paesi Covax, con le prescrizioni sanitarie previste in quei paesi”.