Da una parte l’esigenza di dare una struttura differente all’interno del M5S, dall’altra la necessità di imprimere un cambio di passo notevole ai pentastellati. Giuseppe Conte sa bene che questi sono i due principali obiettivi che di qui a breve deve raggiungere. E ora non ci sono più scusanti o alibi dal momento che Davide Casaleggio ha consegnato la lista degli iscritti. “Difficile dire quale dei due risultati abbia la priorità – spiegano fonti interne al Movimento – Da una parte ne va della tenuta interna dei gruppi parlamentari; dall’altra ne va del prestigio tra gli elettori”.
Sembra, dunque, quasi che la rivoluzione copernicana cui Conte è chiamato sia all’interno che all’esterno del Movimento si giochi su due linee parallele che si guardano costantemente e che, gioco forza, devono procedere simultaneamente.
CAMBIO DI ROTTA. Partiamo dalla linea politica. Secondo quanto risulta al nostro giornale, l’ex presidente del Consiglio avrebbe già avuto modo di comunicare a Draghi per interposta persona l’assoluta insoddisfazione su due temi chiave per il M5S: da una parte la giustizia, dall’altra l’ambiente. Sul primo punto non è un caso che proprio ieri un contiano di ferro come Alfonso Bonafede su La Stampa abbia detto: “Il Movimento 5 stelle ha risposto all’appello del presidente della Repubblica e vuole continuare a portare avanti questo impegno con lealtà e correttezza. Giuseppe Conte ha ribadito chiaramente il nostro sostegno a Draghi. Il che non significa rinunciare alle nostre idee e che non ci siano proposte che non abbiamo condiviso”, tipo il “condono fiscale, ma ancora di più” il “ruolo dell’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione, che non può essere ridimensionato”.
Conte debutta da leader: “Sarò leale con Draghi ma sui principi non si tratta. Il M5s è cambiato e cambierà ancora di più”.
E se non si è disposti a fare passi indietro sulla giustizia (in attesa di capire, peraltro, come la maggioranza voglia affrontare anche la riforma del processo penale), ancor più non ci saranno sul fronte della Transizione ecologica. Secondo quanto risulta a La Notizia, sono ormai ben pochi i parlamentari M5S nelle due commissioni Ambiente che vedono il ministro Roberto Cingolani (nella foto) di buon occhio. “Ha deluso, c’è poco da fare: ci aspettavamo molto più da lui”, spiegano ancora fonti Cinque stelle.
Un pensiero profondamente condiviso tanto da Conte quanto da Beppe Grillo che, nel passaggio da Conte stesso a Mario Draghi, ha investito molto sulla necessità della Transizione ecologica. Che, tuttavia, al momento di fatto non esiste. Ed è per questa ragione che la linea di Conte, per quanto di lealtà nei confronti del presidente del Consiglio, sarà molto più rigorosa: nessun passo indietro, nessun favore alle lobbies, ma rispetto totale dei principi pentastellati, con la garanzia che il Parlamento sia molto più coinvolto di quanto accada ora. Dato che al momento – questo è il sentore comune anche all’interno di altre forze di maggioranza – le Camere sembrano quasi non toccare palla nelle decisioni prese nei dicasteri e, ancora di più, a Palazzo Chigi.
Una posizione a tratti intransigente per la quale Conte sarebbe disposto – ma ovviamente non nell’immediato – anche a chiedere un rimpasto. Restano poi le questioni interne al Movimento. Ancora non sono chiare le modalità di voto attraverso cui Conte sarà eletto leader del Movimento. Al momento si rincorrono voci per le quali si starebbe studiando anche una sorta di segreteria politica (i nomi più gettonati sono quelli di Lucia Azzolina, dello stesso Bonafede, di Dino Giarrusso, Stefano Buffagni, Mario Turco e ovviamente Luigi Di Maio).
Un’idea che però cozzerebbe con l’impostazione democratica del Movimento. È per tale ragione che è possibile che Conte presenti una proposta di squadra e che questa, insieme alla sua leadership, venga poi messa ai voti degli attivisti. Una votazione, salvo rallentamenti nella costruzione della nuova piattaforma, che dovrebbe avvenire a breve (già a giugno). Da lì si studieranno anche nuovi metodi di finanziamento trasparente e altrettanto democratico per la sopravvivenza M5S. Un esempio? Il due per mille, uno degli ultimi “tabu” rimasti al Movimento. Che a questo punto non ha più senso mantenere.