Per il governatore pugliese Michele Emiliano, “la chiusura dei reparti a caldo” dell’x Ilva “è ormai inevitabile”. “Penso che l’Ilva – ha spiegato Emiliano -, con il suo sistema a ciclo integrato ovvero con il carbon coke che fa contemporaneamente da combustibile e da struttura della colata, sia impossibile da mantenere. La chiusura dei reparti a caldo, come già avvenuto a Genova, è ormai inevitabile, specie dopo una sentenza di Corte d’Assise che ha condannato delle persone come se avessero fatto una strage dolosa, non colposa”.
“Ora – ha aggiunto Emiliano – la partita più importante è capire cosa fare nei prossimi giorni, perché pretendere che dopo una sentenza del genere la magistratura non sequestri l’impianto che tecnologicamente non è diverso da quello che ha causato il reato, è impossibile”.
“L’acciaieria – ha proseguito Emiliano – potrebbe operare nel frattempo con gli impianti a freddo. E immediatamente cominciare la costruzione dei gruppi elettrici, per ora credo che la tecnologia più avanzata sia a gas, che ci possa portare a brevissimo anche ai forni a idrogeno”.
Dall’archivio: Ex Ilva di Taranto, condannati a 22 e 20 anni i fratelli Riva. Erano accusati di disastro ambientale. Tre anni e mezzo all’ex governatore Vendola.
“Non ci credo che chiudendo l’area a caldo la fabbrica muore. Per questo – ha aggiunto il presidente della Regione Puglia parlando ancora dell’Ilva -, abbiamo proposto negli anni una nuova tecnologia che però deve essere fatta crescere l’Italia non può fare a meno dell’acciaio e abbiamo candidato Taranto a polo per l’idrogeno italiano. L’idrogeno si può fare con due tecnologie o con elettrolisi ed è quello green oppure quello blu con il gas naturale. Questi due elementi ci consentirebbero di pretendere dall’Unione europea la protezione delle nostre produzioni green di acciaio. Il ministro Giorgetti ha compreso questa impostazione”.
“Noi – ha aggiunto il presidente della Regione Puglia parlando ancora dell’Ilva – abbiamo già candidato Taranto a diventare un polo nazionale dell’idrogeno che si può fare o con l’energia elettrica, o con il gas naturale, e questi due elementi ci consentirebbero di pretendere dall’Ue la protezione della nostra produzione green dell’acciaio”.
“Ho sentito parlare di tante cose a proposito della sentenza della Corte di Assise di Taranto – ha sottolineato Emiliano -, ma non del prezzo altissimo che i tarantini hanno pagato per la scelta criminale di alcune persone. Io nei prossimi giorni cercherò di ribadire all’Italia, partendo da oggi, che quella è una sentenza molto importante”.
“Ora bisogna capire cosa fare nei prossimi giorni perché pretendere che dopo una sentenza del genere la magistratura non sequestri l’impianto è impossibile”, ha continuato Emiliano chiarendo che “occorre un atteggiamento che riagganci la comunità tarantina a questo percorso industriale. Quella è l’azienda più odiata che sia mai esistita sulla faccia della Terra. Può una fabbrica essere odiata dagli stessi lavoratori che la considerano un ricatto permanente nei loro confronti? Non è possibile”.