“Saman è stata strangolata”. Svolta nelle indagini sulla scomparsa di Saman Abbas, la 18enne, pakistana, in Italia dal 2016, è sparita da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio scorso. Secondo le indagini degli inquirenti si era opposta a un matrimonio combinato. I genitori, lo zio Danish Hasnain, e due cugini sono accusati di omicidio. A confermare la dinamica dei fatti è stato il fratello minore della ragazza: “Secondo me – ha detto il minore riferendosi allo zio Danish – l’ha uccisa strangolandola, anche perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano”.
Secondo la ricostruzione alla base delle indagini in corso, la sera del 30 aprile Saman Abbas ha tentato di fuggire, ha preparato i suo vestiti e li ha messi in uno zaino pronta per uscire di casa. Ma è nata una violenta discussione con i genitori durante la quale la ragazza ha preteso di avere i suoi documenti.
“Lei diceva a mio padre ‘dammi i miei documenti’. Mio padre – ha raccontato il fratello di Saman – diceva a lei di sedersi e di parlare con calma. Chiedeva se voleva sposare qualcuno e lei rispondeva che voleva solo andare via”.
Al momento della fuga – si riporta nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i cinque indagati (madre, padre, zio e due cugini di Saman) – i genitori chiamarono lo zio, Hasnain Danisha affincheé riportasse a casa la giovane anche contro lo sua volontà. Lo zio, si legge ancora negli atti, era poi tornato avendo dichiarato ai genitori che tutto era sistemato. Secondo gli inquirenti la giovane è stata uccisa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio.
Danish avrebbe “pianto molto” e minacciato il fratello “di non dire nulla ai carabinieri, con conseguenza la mia uccisione”. Non avrebbe detto invece nulla su dove è stato nascosto il corpo. La notte tra il 30 aprile e l’1 maggio, sempre secondo la testimonianza, lo zio avrebbe detto ai genitori: “Ora andate in casa. ora ci penso io”.
Hasnain Danish ha confessato al fratello minorenne di lei di averla uccisa, ma non gli ha voluto dire dove ha nascosto il corpo. La testimonianza è ritenuta dal Gip “piena prova indiziaria” della responsabilità dello zio nell’omicidio e il giovane, ora in una comunità protetta, “particolarmente credibile”. Del corpo “io gliel’ho chiesto – ha raccontato – in quanto volevo abbracciarla un’ultima volta. Lui mi ha risposto di non potermelo dire”. Sempre il giovane ha raccontato della reazione del padre, al rientro dello zio: “Si è sentito male e ha iniziato a piangere, stava quasi per svenire per mia sorella”.
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La Procura di Reggio Emilia, procuratrice Isabella Chiesi, contesta la premeditazione ai cinque indagati per l’omicidio di Saman Abbas, la ragazza 18enne di origine pakistana scomparsa dopo essersi rifiutata di sposare in matrimonio combinato un connazionale in patria. Quanto al fatto che Danish possa essere l’esecutore materiale del delitto, il capo della Procura di Reggio Emilia si è limitata a dire: “Difficile sapere adesso chi è l’esecutore materiale, non sappiamo neppure la modalità”.
La Procura è ottimista sulla possibilità di trovare il corpo di Saman, nei campi di Novellara. “Io penso – ha detto ancora Chiesi – che un mese sia un periodo che consente di trovare” i resti con “strumenti che danno conto della discontinuità del terreno”.
Nei giorni scorsi era finito all’attenzione degli inquirenti un video che mostrava tre persone, vestite con abiti scuri, che camminano, distanti l’una dall’altra, una imbracciando una pala, un’altra un secchio con un sacchetto e un altro un attrezzo. I filmato è stato registrato vicino alla casa di Saman Abbas e secondo gli investigatori i tre uomini ripresi sarebbero proprio lo zio della ragazza e i due cugini, che stavano andando a scavare la fossa per la giovane.