Non solo sbarchi. Nella gestione dei flussi migratori, l’Italia da tempo è alle prese anche con il grande problema degli ingressi illegali dalle frontiere terrestri e in particolare di quelli compiuti da quanti seguono la cosiddetta rotta balcanica. Al fine di cercare una soluzione pure a tale fenomeno la ministra dell’interno Luciana Lamorgese (nella foto) ha incontrato in Slovenia il suo omologo Aleš Hojs. La riunione di lavoro si tenuta nel castello di Brdo pri Kranju, presso Lubiana, ed era incentrata sui preparativi per la presidenza slovena del Consiglio dell’Unione europea, con particolare riguardo appunto alla prevenzione dell’immigrazione illegale.
La responsabile del Viminale nel corso dell’incontro ha voluto ribadire le osservazioni avanzate da parte italiana sulla proposta della commissione Ue relativa al Patto immigrazione e asilo e, allo stesso tempo, ha sottolineato l’importanza degli accordi di partenariato strategico con i paesi di origine e di transito dei flussi migratori finanziati dall’Unione europea. I due ministri hanno affrontato nello specifico le problematiche migratorie che riguardano la rotta Balcanica e che investono direttamente anche la Slovenia e l’Italia, constatando che i dati dei primi mesi del 2021 indicano una sostanziale stabilità dei flussi rispetto allo stesso periodo del 2020.
Da parte italiana è stata confermata la proposta di promuovere una riunione tra i Paesi interessati ai flussi migratori che hanno il loro snodo centrale in Bosnia Erzegovina. I due ministri, anche alla luce dell’esito positivo del confronto tecnico tra i vertici delle rispettive forze di polizia, hanno convenuto di riattivare quanto prima i pattugliamenti congiunti nella fascia confinaria italo-slovena interrotti nel 2020 a causa del Covid-19. Previsto un piano comune di vigilanza per i valichi di frontiera anche con l’impiego di droni e visori notturni per contrastare efficacemente le organizzazioni criminali che sfruttano il traffico dei migranti.
L’Europa, di cui anche il premier Mario Draghi ha di recente invocato un intervento forte sul tema migranti, sembra però ancora lontana dal voler affrontare realmente un’emergenza che da tempo ricade in larga parte sulle spalle dell’Italia. Una questione di cui si tornerà a parlare martedì in Lussemburgo, al Consiglio Affari interni. Le discussioni sul meccanismo di solidarietà temporaneo per i ricollocamenti dei migranti dall’Italia, per far fronte all’emergenza dei flussi dei mesi estivi, “sono in corso, ma non è chiaro se condurranno ad un accordo”. Sul negoziato di Roma con Parigi e Berlino, autorevoli fonti diplomatiche europee tracciano un quadro ancora pieno di incertezze. Per Bruxelles l’atteggiamento di Roma e degli altri Paesi del cosiddetto fronte Mediterraneo negli ultimi mesi è “poco costruttivo”.
Segnali di apertura verso l’Italia arrivano però dalla Lituania e dal Lussemburgo, che dopo l’Irlanda si sono fatti avanti per accogliere i migranti sbarcati sulle coste siciliane. Proprio ieri ad innalzare altri muri è arrivata intanto la Danimarca, che con l’Austria da sempre spalleggia il gruppo di Visegrad, e dunque Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, contro qualsiasi ipotesi di ridistribuzione. Il Parlamento danese ha dato infatti il via libera a una legge che prevede la delocalizzazione delle procedure per la richiesta di asilo, con l’apertura di centri in Africa e nello specifico in Ruanda, Egitto ed Eritrea.
Una mossa fortemente contestata dall’Ue e dall’Onu, ma a cui non poteva mancare il plauso del leader della Lega, Matteo Salvini, che sul fronte dei migranti è in perenne campagna elettorale, criticando i Viminale e dimenticando di essere anche lui al Governo. “Dopo i respingimenti spagnoli e le frontiere chiuse della Francia – ha detto – un altro governo europeo ci dà lezioni. Invitiamo il Viminale a prendere nota”.