“Inventarsi uno scudo penale dal nulla, permettendo a un colosso come Mittal di produrre indisturbato” avrebbe “generato incertezza e ingiustizia sociale”. A mettere la parola fine sulla questione dell’ex Ilva di Taranto è il senatore Mario Turco di M5S.
Dopo dieci anni di indagini, processi e polemiche, è arrivata la dura sentenza di condanna per i vertici dell’ex Ilva di Taranto e per i politici dell’epoca rimasti coinvolti nell’inchiesta sul disastro ambientale. Da tarantino che effetto le ha fatto la pronuncia della sentenza?
“La sentenza attesta una volta per tutte il disastro provocato da 20 anni di cattiva gestione della più grande acciaieria d’Europa, sotto ogni punto di vista. Una sofferenza indicibile per Taranto e per i suoi cittadini che continuano ancora a subire gli effetti prodotti dalla situazione ambientale e sanitaria. La decisione giudiziaria, che prevede anche la confisca dell’area a caldo, obbliga il Governo a rivedere qualunque prospettiva di continuità produttiva legata all’utilizzo del fossile, nel segno della transizione ecologica”.
Eppure, a partire dall’ex ministro Calenda – ma non solo lui – c’era chi sosteneva la necessità di ripristinare lo scudo penale per i vertici aziendali…
“Il M5S si è fermamente opposto alla reintroduzione dello scudo penale. Proviamo a immaginare se i Riva avessero goduto di quest’immunità nella gestione dell’ex Ilva: chi avrebbe risposto di disastro ambientale? Nessuno. Inventarsi uno scudo penale dal nulla, permettendo a un colosso come Mittal di produrre indisturbato, genera non solo incertezza del diritto, ma anche ingiustizia sociale: la legge è uguale per tutti e la responsabilità penale è personale”.
L’ex governatore Vendola, condannato a 3 anni e 6 mesi per concussione, parla di verità calpestata. Cosa si sente di rispondere all’ex presidente della Puglia?
“Personalmente, non ho nulla da rispondergli. Prendo solo atto della sentenza del Tribunale di Taranto e del lavoro svolto dalla Procura di Taranto che è riuscita a dimostrare la tesi accusatoria. Ci sono ancora due gradi di giudizio dove l’ex Presidenza della Puglia può dimostrare la sua innocenza”.
Resta l’incognita del destino dell’impianto dell’ex Ilva. A suo parere, quale potrebbe essere una ricetta per risollevare l’azienda ed evitare che simili episodi si ripetano?
“E’ indispensabile introdurre nel nostro ordinamento giuridico la preventiva valutazione del danno sanitario e ambientale. Sul tema, sono da mesi che attendo che si completi l’iter di approvazione della proposta di legge, a mia prima firma, depositata in Commissione Ambiente al Senato. La sentenza di oggi segna un percorso oramai obbligato. Nel caso di Taranto, infine, è altrettanto importante continuare il percorso di riconversione economica, iniziato con il progetto strategico ‘Cantiere Taranto’ e allo stato fermatosi con la caduta del Governo Conte II”.