Quando si dice fare i conti senza l’oste. È quello che avranno pensato dalle parti di Ecr, il Partito dei Conservatori e dei Riformisti europei di cui fa parte Fratelli d’Italia e di cui è presidente dal settembre 2020 proprio Giorgia Meloni, alla proposta di una federazione dei gruppi di centrodestra al Parlamento europeo lanciata da Matteo Salvini domenica in Portogallo, a un convegno organizzato da Identità e Democrazia, gruppo di cui fa parte la Lega insieme ai tedeschi dell’estrema destra di AfD e i francesi del partito di Marine Le Pen.
L’idea, rilanciata anche ieri, sarebbe quella di “mettere insieme il meglio dei tre gruppi alternativi alle sinistre”, ovvero Id, Ecr e Ppe (di cui fa parte FI) con i 12 deputati di Orban “per essere determinanti” a Strasburgo. Il leader del Carroccio ha poi spiegato che per affinare il progetto ha proposto un altro incontro a giugno in Italia o in Polonia: “Spero non ci saranno gelosie invidie o voglie di chiusure, non dobbiamo difendere l’orticello dei 70 deputati di Id, ma dobbiamo osare, abbiamo la grande possibilità e il dovere di mettere insieme le nostre famiglie”.
Secondo Salvini, ognuno dovrebbe però rinunciare ad alcune delle proprie posizioni: “I numeri ci dicono che, se volessimo e se ciascuno rinunciasse a una bandierina nel nome della crescita comune, già da domani potremmo essere il secondo eurogruppo a Bruxelles”. E proprio sui numeri ha qualcosa da dire Carlo Fidanza capo delegazione FdI-Ecr, che così commenta a La Notizia l’uscita di Salvini in Portogallo: “La politica non è una questione di somme aritmetiche, all’interno dei tre gruppi menzionati dal leader della Lega ci sono partiti assolutamente eterogenei per sensibilità e visione, fra loro incompatibili anche a livello nazionale. La politica non è sempre somma ma anche valori”.
Ancor più netto (e negativo) il giudizio in merito del coordinatore di FI e vicepresidente del Ppe Antonio Tajani: “In Italia il centrodestra è unito ma tutto ciò non può essere trasportato in Ue. Per il Ppe è impossibile fare un accordo con Id, non possiamo rinunciare alla nostra identità”, spiega sottolineando che “Salvini fa parte del governo Draghi e ha fatto una scelta europeista, altri no: AfD e Le Pen che sono alternativi culturalmente a noi, sono antieuropeisti”.
Peraltro il coordinatore azzurro in questi giorni ha ben altro a cui pensare che a fusione a freddo in Ue, e benché minimizzi, è evidente che il passaggio di ben 12 parlamentari al nuovo soggetto politico by Toti-Brugnaro evidenzi uno stato di salute all’interno di FI non proprio ottimale, per usare un eufemismo. Questo però non vuol dire, come hanno riportato indiscrezioni di stampa che Silvio Berlusconi stia pensando ad una sorta di “predellino bis”, ovvero il progetto di unire Lega e FI in un nuovo contenitore – modello Pdl – nel quale Salvini sarebbe il segretario e lui il presidente. O meglio non è all’ordine del giorno in questo momento anche perché i moderati di FI, a partire dai ministri Carfagna e Brunetta a fondersi in un soggetto capeggiato dal Capitano non ci pensano proprio.
Da via Bellerio invece vedono il progetto assolutamente “di buon grado”, probabilmente in ottica di arginare l’ascesa della Meloni. Che da parte sua, ospite ieri sera a Quarta Repubblica ha così commentato l’ipotesi: “Non credo assolutamente che Salvini e Berlusconi stiano ragionando di fare una cosa del genere per escludere FdI. Vorrebbe dire lavorare per perdere ma se decidessero di farlo, guarderei con rispetto. Io posso avere qualche dubbio, perché venendo dal Pdl posso dire che le differenze sono un valore aggiunto”.