Gabriele Tadini, 63 anni, è agli arresti domiciliari per l’incidente alla funivia Mottarone. Il giudice delle indagini preliminari Donatella Banci Bonamici ha scarcerato invece Luigi Nerini ed Enrico Perocchio. Secondo il gip non ci sono prove che i due sapessero che Tadini aveva messo il forchettone sul freno d’emergenza né che lo abbia fatto su loro disposizione.
Il forchettone, il freno d’emergenza, il cavo traente: i punti ancora oscuri dell’incidente alla Funivia Mottarone
La funivia Stresa-Mottarone aveva i freni d’emergenza bloccati da due forchettoni, attrezzi che si usano per bloccarli quando la cabinovia è ferma. Questo ha impedito l’azionamento del freno d’emergenza dopo la rottura del cavo traente. Una funivia infatti funziona tramite una fune portante e una fune traente. La fune portante rimane ferma rispetto agli abitacoli: ha funzioni di sostegno e di stabilità. La fune traente produce il movimento delle cabine di una funivia: è il cavo che si è spezzato.
Il forchettone invece tiene aperte le ganasce dei freni: viene inserito per far girare la cabina vuota affinché non si blocchi in caso, ad esempio, di salto di corrente. Con le persone a bordo va tolto per consentire la frenata di emergenza. Tadini ha confessato: “Sono stato io a lasciarli, l’ho fatto perché c’era un’anomalia ai freni che li faceva chiudere spesso. Secondo le risultanze delle indagini il 30 aprile la Rvs di Torino aveva fatto un intervento per sistemare il freno. Il problema però c’era ancora.
L’incidente alla funivia Stresa-Mottarone e la testa fusa del cavo traente
Il Corriere della Sera spiega che è possibile che a far scattare il freno fosse proprio un difetto della fune: “Diciamo che se c’è un rumore relativo alla perdita di pressione del sistema frenante, cosa della quale Tadini non ricordo mi abbia però parlato — spiegherà agli inquirenti l’operatore della Rvs intervenuto, Davide Marchetto — può significare che la fune di trazione si sta muovendo dalla propria sede in maniera anomala attivando l’impianto frenante».
Quindi, il collegamento poteva esserci. Tadini non lo sapeva. «Ma con quel rumore doveva comunque fermare l’impianto», spiega un ingegnere che conosce la funivia. Il mistero rimane sulla rottura della fune di traino. Se non si fosse verificata, la vettura sarebbe arrivata alla meta. Perché si è spezzata? Lo diranno i periti e sarà una battaglia, perché tira in ballo controlli e manutenzioni di vari soggetti.
Alla verifica magneto-induttiva per controllare eventuali pericoli sfugge la testa fusa della funivia. Ovvero la parte terminale del cavo traente. La testa fusa è un cuneo di piombo che si aggancia alla cabina. Si tratta della parte più delicata che peraltro può essere controllata solo a vista. Ragione per cui il ministero ha disposto che ogni 5 anni venga tagliata e rifatta. Operazione che esegue la Leitner. L’ultimo taglio è del novembre 2016, pertanto sarebbe dovuta intervenire fra sei mesi.
La causa dell’incidente alla funivia Mottarone: la testa fusa del cavo traente?
Se la testa fusa stava cedendo, il compito di controllarla era del caposervizio. Quella mattina Gabriele Tadini aveva sentito un rumore anomalo: è possibile che fosse quello della testa fusa che si stava muovendo in modo scorretto. Se è questo il motivo, il cavo sarà andato in tensione alla stazione di arrivo facendo cedere la testa e strappare la fune. La seconda tesi è che la fune da tempo avesse problemi di tensione e a forza di «tira e molla» uno strattone più forte abbia determinato il cedimento.
La Stampa invece spiega oggi che i motivi per cui la coppia di freni si attiva sono più d’uno. Tra questi c’è una anomalia sulla fune traente, che può essere più molle o più tesa del dovuto. Sembra che sia questo il problema che non si era riusciti a risolvere, e per poter trasportare clienti senza interruzioni da giorni si utilizzavano gli ormai famosi forchettoni rossi: sopra la capote della cabina, agganciano le ganasce dei freni impedendo che si chiudano in caso di alert.
L’ordinanza del Gip su Gabriele Tadini
Intanto nell’ordinanza del Gip sull’indagine Gabriele Tadini, il capo servizio dell’impianto della funivia del Mottarone va ai domiciliari per il pericolo di reiterazione del reato. E questo perché” per lungo tempo”, disattivando il sistema frenante di emergenza sulla cabina numero 3, ha attuato una “condotta scellerata, della quale aveva piana consapevolezza, posta in essere in totale spregio della vita umana con una leggerezza sconcertante”.
Per il giudice, che ha smantellato l’impianto accusatorio fondato sulle dichiarazioni del capo servizio, il modo di agire di Tadini induce a ritenere che “non abbia la capacità di comprendere la gravità delle proprie condotte. E che, trovandosi in analoghe situazioni reiteri con la stessa leggerezza altre condotte talmente pregiudizievoli per la comunità”, si legge nel provvedimento di 23 pagine. I domiciliari vengono concessi visto che è incensurato, per la confessione resa e il contesto familiare in cui vive. Secondo gli operai delle Ferrovie Mottarone Tadini ordinava il blocco dei freni sostenendo che la fune non si sarebbe mai rotta.