La recente tragedia della caduta della funivia del Mottarone, richiama quella del Ponte Morandi. In entrambi i casi si tratta di beni pubblici in concessione ai privati che, stando a quanto si è appreso, non hanno prestato la giusta attenzione alla manutenzione. Quando Romano Prodi per entrare in Europa incominciò il suo piano di privatizzazioni aveva previsto dei controlli, ma aveva evidentemente sopravvalutato le virtù umane del capitalismo spesso predatorio che ha caratterizzato il nostro Paese il cui mantra, dai tempi della Fiat, è quello di privatizzare gli utili e socializzare le perdite.
E se da un lato lo Stato si è dimostrato ampiamente insufficiente a gestire l’Economia – vedi quello che è accaduto nei Paesi dell’Est – dall’altro però il capitalismo predatorio enotrico ha fatto ancora più danni, perché c’ha messo in mezzo la sicurezza dei cittadini. Ecco perché occorre non solo riflettere attentamente su queste questioni, ma occorre anche mettere in atto dei provvedimenti precisi ed efficaci per riportare la situazione sotto controllo.
Leggi anche: Incidente Funivia Mottarone, la strage dell’avidità: il freno disattivato da un mese per lucrare sulle corse. “Tanto cosa vuoi che capiti?”.
Infatti, era più che prevedibile quello che sarebbe successo. Lo scopo del privato è prosciugare ogni risorsa pubblica dando il meno possibile. Anni ed anni di ubriacatura liberal a cui – si badi bene – la sinistra non è stata certo immune hanno prodotto l’attuale disastro. Chissà quanti Morandi e quanti Mottarone ci sono disseminati in tutta Italia, pronti solo a qualche accidente fortuito come una raffica di vento eccessivo per sfragnarsi, mi si perdoni il francesismo che rende però bene l’idea- al suolo.
I nostri imprenditori sono abituati a mangiare in un pascolo sicuro e ben protetto, una sorta di alpeggio naturale che nella loro mente è dovuto. Abbiamo ieri scritto di Carlo Bonomi, il presidente di Confindustria, che si crede il ministro dello Sviluppo Economico (leggi l’articolo) e che quindi si sente autorizzato dalle colonne del suo giornale, Il Sole24 Ore, a dettare la linea al governo dai licenziamenti al codice degli appalti.
I Cinque Stelle, gliene va dato atto, hanno sempre combattuto in prima linea per il ritorno dello Stato in un ruolo di guida nelle Infrastrutture strategiche, quelle che una volta si chiamavano Grandi Opere. Ma la vicenda del Mottarone ci fa capire che la questione è molto più complessa perché ormai il Pubblico si è ritirato da tutto anche dalle piccole opere, come può essere ad esempio una funivia. Si tratta quindi di cambiare paradigma culturale e non di mettere una delle tante toppe che hanno ridotto l’Italia a un Arlecchino.