Dopo tanto rimandare, è iniziato questa mattina il dibattito sui vitalizi ai senatori condannati, chiesto da settimane dal M5S (leggi l’articolo) che vuole eliminare quello che definiscono “un odioso privilegio”. Una discussione che si preannuncia tesa tanto che ieri la maggioranza ha provato, senza riuscirci, a trovare un’intesa per presentare un testo unitario sul tema.
Uno strappo che ha convinto M5S, Leu e Pd ad andare avanti da soli presentando una mozione che, spiega la vicepresidente del Senato Paola Taverna, chiede di “rimettere mano alla delibera per ripristinare equità e giustizia” facendo “leva sui principi della legge Severino” per fronteggiare “una situazione che ha ridato i vitalizi ai condannati” come Roberto Formigoni (nella foto).
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Eppure per uno strano scherzo del destino, questo pomeriggio si riunisce pure il Consiglio di garanzia di Palazzo Madama chiamato a decidere sui ricorsi presentati da oltre 700 ex senatori che hanno impugnato la delibera dell’ufficio di Presidenza che ricalcolava col sistema contributivo l’assegno da loro percepito.
Istanza contro il taglio dei vitalizi che, non più tardi di un anno fa, era già stata accolta in primo grado dalla Commissione Contenziosa e che, se confermata, ridarebbe l’intero assegno a tutti loro e, paradossalmente, pure a Formigoni & co che così si troverebbero a brindare per la seconda volta in poco più di una settimana perché, anziché percepire solo parte dell’assegno come avviene ora, si rivedrebbero accreditare l’intero importo.