Chi segue il Movimento 5 Stelle da tempo – specie quello calabrese e specie sul fronte delle battaglie sanitarie – ha imparato a conoscerla molto bene. Gli appellativi di pasionaria e guerriera – tanto per citare il movimento culturale prima ancora che politico da lei fondato, Parole Guerriere – le cascano a pennello. Ecco perché l’ultima battaglia di Dalila Nesci, oggi sottosegretaria per il Sud in quota M5S, non sorprende: “Sono pronta a candidarmi alle primarie di coalizione per le regionali in Calabria”.
Non è usuale sentir parlare una pentastellata di primarie. Perché crede siano necessarie nella sua regione?
Guardi, in realtà da diversi mesi tentiamo di giungere a una coalizione che tenga dentro Movimento, Centrosinistra e il polo di de Magistris. Poi prima la crisi politica, dunque i cambi di leadership che hanno riguardato sia noi che il Pd, hanno fatto arenare le cose. Ora sembra che si giri un po’ attorno al problema senza affrontare la questione.
E qui l’idea delle primarie?
Credo sia lo strumento più utile per cominciare a fare sintesi e dare la parola ai nostri elettori. Siamo agli sgoccioli. A ottobre ci saranno le elezioni, ciò vuol dire che a settembre ci dev’essere un programma condiviso e considerando che ora c’è l’estate bisogna stringere i tempi. Se si vuole raggiungere un accordo politico, bisogna muoversi, ora o mai più.
In più c’è la specifica delle legge elettorale calabrese…
Esatto. In Calabria vige una legge a turno unico con lo sbarramento all’8%. Se noi come Movimento vogliamo amministrare la Calabria, dobbiamo assolutamente ragionare in termini di coalizione.
Ha avuto già feedback dalle altre forze politiche?
Certo. Hanno aderito già il Pd, i Socialisti e diversi movimenti civici. E questo dovrebbe far comprendere anche ai più scettici la necessità di sedersi attorno a un tavolo e giungere a una sintesi.
Anche a de Magistris che per ora resta molto critico…
Io dico solo una cosa: chi resta fuori da un’eventuale intesa sta già dicendo che non vuole governare. Per anni abbiamo avuto testimonianze di impegno e cambiamento; ora però bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare per cambiare davvero le cose.
E nel Movimento? Com’è percepita la sua iniziativa?
Le rispondo con una domanda: perché non dovrebbero essere d’accordo se il fine è governare la Calabria per cambiare le cose?
Lei ha fatto sapere di essere pronta a candidarsi…
Quella delle primarie è innanzitutto una questione di metodo democratico, va da sé che chi la propone non può tirarsi indietro. Io non ho paura del confronto. Avevo già dato la mia disponibilità nel 2019 e oggi ribadisco la mia volontà di esser pronta a mettermi in gioco per il bene della mia regione. Il discorso è semplice: il Movimento è ormai una forza di governo, deve essere anche in Calabria. Non possiamo fare più errori.
Facciamo conto che lei vince le primarie ma poi perde le elezioni. Cosa farà: sottosegretaria o consigliere di minoranza?
Il problema non si pone, se fossi io la scelta dell’intera coalizione quale figura federatrice, avremo la concreta possibilità di vincere le elezioni perché sarebbe così rappresentato un progetto politico comune e alternativo alle destre.
Resta, però, una domanda: in Calabria lei spinge per le primarie; se però qualcuno dovesse proporle a Roma, ci sarebbe subito una levata di scudi a favore di Virginia Raggi. Non crede sia un controsenso?
Credo di no. Ogni territorio ha le sue specifiche ed esigenze. E poi non dimentichi, ancora una volta, la legge elettorale calabrese: a Roma, così come in altri territori, c’è la possibilità di giungere a una convergenza al ballottaggio. In Calabria no. Per questo è necessario siglare un accordo ben prima delle elezioni. Questo aiuterebbe a stimolare anche un importante dibattito pubblico. Ricordo che in Calabria il 60% degli aventi diritto neanche vota.
L’idea delle primarie segna ancora una volta l’evoluzione dei 5S. E allora rilancio: ha senso mantenere il tetto dei due mandati?
Prima di stabilire nel dettaglio le regole bisogna comprendere quale sia l’obiettivo del Movimento: se vogliamo prenderci l’onere di governare, sia a livello locale che centrale, devono ovviamente essere fatte scelte che vadano in questo senso.
E con Casaleggio? Frattura insanabile?
Su questo voglio essere molto chiara: la rottura è insanabile. I nostri obiettivi politici e quelli invece che ha in testa Casaleggio sono ormai agli antipodi. E, pur nel rispetto di tutti, quando accadono queste cose, è giusto che le strade si dividano.