La novità dell’ultima ora sul fronte delle nomine è il muro dei 5 Stelle sul capo azienda delle Ferrovie, Gianfranco Battisti. Di fronte a un governo di unità nazionale ma che poi sulle questioni rilevanti si allinea regolarmente alle destre, ieri i senatori del Movimento in Commissione Lavori Pubblici del Senato hanno messo nero su bianco che “non si può interrompere un corso decisivo per lo sviluppo del sistema Paese”, visto che persino nell’anno della pandemia Fs si è confermato il primo gruppo industriale per investimenti tecnici, con una spesa di 9 miliardi, superiore agli anni precedenti, e ricavi per 10,8 miliardi. Un polmone non solo finanziario, se si considera anche il massiccio lavoro in termini di sviluppo sostenibile e riconversione green dell’intera attività.
CI SIAMO. Per il premier Mario Draghi, che nelle prossime ore avrà in mano il dossier preparato dal ministro Franco e dal segretario generale del Mef Rivera su oltre 500 nomine pubbliche, (342 capo azienda e consiglieri di amministrazione, più 176 componenti dei collegi sindacali) non sarà facile non tener conto di questi risultati e soprattutto della necessità di non perdere tempo con cambi di poltrone mentre sono in arrivo i soldi del Recovery ed è prioritario spenderli presto.
A questo faceva riferimento Luigi Di Maio quando qualche giorno fa ha parlato di nomine decisive per i 5S, sottolineando in particolare quella dell’Ad di Cassa Depositi e Prestiti, dove il Governo Conte I aveva portato aria nuova indicando Fabrizio Palermo (nella foto). Scelta anche questa vincente per i risultati senza precedenti raggiunti dalla Cassa, che insieme al supporto agli enti territoriali ha permesso di tenere sotto il controllo anche italiano la Borsa e l’industria dei pagamenti elettronici e delle grandi costruzioni, mentre sono imbastiti la rete unica della fibra che permetterà di sviluppare internet e la telefonia del futuro, e il ritorno sotto il controllo pubblico delle concessioni autostradali detenute sin dagli anni ’90 dai Benetton.
La continuità di indirizzo dopo solo tre anni è quindi un valore, come ha riconosciuto il socio a cui spetta di diritto indicare il presidente Cdp – cioè l’associazione delle Fondazioni bancarie – che ha confermato Giovanni Gorno Tempini. Al di là dei vari nomi frutto di indiscrezioni giornalistiche circolate negli ultimi giorni, alla conferma di Palermo sarebbe contrapposta solidamente solo l’ipotesi di Dario Scannapieco, vice presidente della Banca europea degli investimenti. Forte di antichi rapporti professionali con Draghi, Scannapieco avrebbe però l’handicap di lasciare sguarnito il presidio italiano al vertice della Bei proprio mentre è decisivo che questa eroghi le risorse destinate al nostro Paese.
RAI E AUTORITÀ. In cima allo stesso pacchetto di nomine c’è poi la Rai, dove i 5 Stelle sono delusi dalle scelte fatte (Salini non sarà confermato e la consigliera di amministrazione Beatrice Coletti non si è neppure ricandidata). Al contrario di Cdp e Ferrovie, dove i risultati sono evidenti, a Viale Mazzini sarà percorsa la via della discontinuità, privilegiando – a quanto sembra – i manager interni in attesa di una riforma che permetta di tenere i partiti fuori dall’azienda (se mai si farà). La partita per il ruolo di capo azienda sarebbe dunque tra due i nomi interni: Marcello Ciannamea e Paolo Del Brocco.
Altrettanto delicate le nomine di Anas, Invimit, Sogei, Gestore dei servizi energetici e altre società minori. Per i moltissimi aspiranti a una poltrona, se andasse male c’è entro poche settimane un girone di riparazione. Secondo quanto segnala il Centro studi CoMar, entro il 31 agosto devono essere nominati 55 componenti degli organi apicali di 27 tra Enti pubblici (Parchi nazionali, Autorità portuali, Enac, Cnr) e della vigilanza dei mercati (Agcm, Consob, Covip, Ismea).