In tre anni il M5S ha perso un centinaio di parlamentari, circa il 30% dei senatori e il 28% dei deputati. Quasi tutti espulsi. Prima per il problema delle mancate restituzioni, poi per i contrasti sul cambio di rotta relativo a temi storici dei 5S, e infine per il mancato appoggio al Governo di Mario Draghi. Pochi di loro hanno trovato casa in altri partiti e la maggior parte sono andati a ingrossare le file del Gruppo Misto.
Non ci stanno però a finire inghiottiti nella palude parlamentare. Non per sempre almeno. E ora, dopo la rottura di Davide Casaleggio con il Movimento, ambiscono a creare un nuovo soggetto politico, una sorta di M5S 2.0, per tornare alle battaglie delle origini e tornare ad essere i duri e puri dell’Aula. Un’impresa in cui si intravede anche un leader, Nicola Morra, anche lui fuori dal Movimento e presidente della commissione parlamentare antimafia.
LO SCENARIO. Gli ex M5S, in realtà, a riorganizzarsi hanno già iniziato, dando vita alla Camera alla componente L’Alternativa C’è, unica opposizione, fatta eccezione per Fratelli d’Italia, all’attuale esecutivo. Una componente che non riesce invece a trovare spazio al Senato, tanto che questa settimana i senatori che reclamavano spazio con L’Alternativa C’è hanno anche occupato l’aula, protestando contro la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati. L’ambizione però è dar vita a un gruppo, essere presenti e pesare nei due rami del Parlamento, con la speranza di costruire il proprio futuro diventando il riferimento degli elettori M5S delusi dai 5S di governo. Morra sembra sempre più pronto per l’impresa, che non si sta però rivelando facile.
Sono diverse le anime all’interno del gruppo degli ex e senza Beppe Grillo a mettere tutti in riga non è semplice compiere anche i passi più banali. Ad affiancare il presidente della commissione antimafia nel tentativo di centrare l’obiettivo sembra sia inoltre l’ex ministra per il Sud, Barbara Lezzi, anche lei una ex pentastellata, da tempo impegnata nella costruzione del nuovo M5S.
LE INCOGNITE. A complicare ulteriormente il quadro ci sono però anche delle variabili. Morra non sembra infatti che debba fare soltanto i conti con un gruppo eterogeneo e litigioso. Dovrà guardarsi anche da quello che proprio tanti ex 5 Stelle continuano a vedere come un grande punto di riferimento: Alessandro Di Battista. Dibba, che nel 2018 ha deciso di non ricandidarsi e saltare un giro, tra un viaggio e l’altro, un post e un libro, non ha mai mancato di intervenire soprattutto nei momenti critici, continuando a mostrarsi come il vero custode dei valori M5S.
Di recente ha fatto intendere che potrebbe tornare a fare politica e, visti i suoi rapporti con Casaleggio, se così fosse sarebbe lui il leader in pectore di un nuovo soggetto politico. Occorrerà dunque vedere se Morra e gli altri riusciranno a costituire il gruppo prima di settembre e quanto poi, considerando che anche il presidente della commissione antimafia ha feeling con Rousseau, peserà il figlio di Gianroberto. Tra Montecitorio e Palazzo Madama intanto gli incontri si susseguono e le videoconferenze pure. Molti del resto sanno anche che, se non andrà in porto un M5S 2.0, quasi sicuramente alle prossime elezioni non otterranno neppure uno spazio in qualche lista. Il tempo passa e, non essendo certo il termine dell’attuale legislatura, non si può perdere tempo.