Bisogna “poter dare agli Stati maggiore potere decisionale rispetto alle politiche di produzione e approvvigionamento di farmaci e vaccini. In momenti eccezionali come la pandemia che stiamo vivendo, bisogna adottare strumenti straordinari e cambiare il paradigma”. Ecco perché l’ex ministra della Salute e deputata di punta del Movimento cinque stelle, Giulia Grillo, chiede espressamente al presidente del Consiglio Mario Draghi e al governo “di farsi portavoce e diventare capofila” in Europa della proposta volta alla sospensione dei brevetti per i vaccini.
Partiamo da principio. Perché è così importante questa battaglia, onorevole?
Sono diverse le motivazioni che ci spingono a sostenere tali posizioni. La prima è certamente legata alla necessità di poter dare agli Stati maggiore potere decisionale rispetto alle politiche di produzione e approvvigionamento di farmaci e vaccini. In momenti eccezionali come la pandemia che stiamo vivendo, bisogna adottare strumenti straordinari e cambiare il paradigma. Non possiamo essere legati a scelte di aziende farmaceutiche che hanno come principale obiettivo la massimizzazione del profitto. La salute pubblica è al di sopra di tutto.
Cos’è stato fatto a riguardo fino a questo punto?
Ho presentato una proposta di legge che modifica il codice di proprietà industriale e aggiunge nell’ordinamento italiano la possibilità di usare lo strumento della licenza obbligatoria temporaneamente e in caso di crisi sanitarie nazionali, per farmaci e dispositivi medici.
Oltreché in Italia con la sua proposta, anche in Europa il Movimento si sta a riguardo battendo molto. A che punto siamo in Ue?
Abbiamo ascoltato parole di apertura da diversi capi di Stato. Ad esempio in Europa Macron ha dichiarato di sostenere la liberalizzazione dei brevetti. Credo inoltre che la votazione di ieri al Parlamento Europeo sulla risoluzione, che chiedeva anche una politica di apertura a favore della liberalizzazione dei brevetti, sia un primo passo importante che sottolinea la volontà della politica ad aprirsi su tali temi.
Perché, però, in Italia oggi c’è stato un atteggiamento “timido”?
Molte volte chi critica la liberalizzazione dei brevetti, utilizza come tesi che tali politiche andrebbero a disincentivare la ricerca nel campo della farmaceutica. Però, come ho più volte ripetuto, pur osservando che la tutela brevettuale rappresenta un incentivo fondamentale affinché le imprese investano nell’innovazione e producano nuovi medicinali e dispositivi medici, è importante sottolineare che l’effetto preclusivo dei brevetti può comportare un approvvigionamento limitato sul mercato e un accesso ridotto a medicinali e prodotti farmaceutici. L’esperienza di questi mesi in merito all’emergenza epidemiologica da Covid-19, rende necessario trovare un equilibrio tra la promozione dell’innovazione e l’accesso alle cure garantito a tutti, e questo è possibile con l’uso temporaneo delle licenze obbligatorie.
Cosa chiedete dunque nel dettaglio al presidente Draghi?
Penso che sia arrivato il momento per l’Italia di farsi portavoce e diventare capofila di questa giusta battaglia di equità nell’accesso alle cure. Dobbiamo avere il coraggio, come quando presentai la risoluzione in Organizzazione Mondiale della Sanità sulla trasparenza nel settore della farmaceutica. In quell’occasione, durante il mio mandato da Ministro della salute, con il voto all’unanimità di questa risoluzione, gli Stati hanno dato prova di condividere l’iniziativa italiana. È arrivato il momento di una azione simile sulla sospensione brevettuale.
Nel frattempo si è creato un orizzonte trasversale che va dai Cinque stelle al Pd fino alla sinistra sul tema dei brevetti. Può essere un buon punto di partenza per convincere l’intera maggioranza e dunque far pressing sul governo Draghi?
Sono davvero felice che dopo tanto tempo impiegato a spiegare le ragioni che mi hanno spinta fin da subito a sostenere gli strumenti di liberalizzazione dei brevetti per la produzione dei vaccini Covid, oggi la politica quasi nella sua totalità sostenga queste posizioni. Da sempre mi impegno nelle tematiche della trasparenza nel settore della farmaceutica perché ritengo che farmaci davvero efficaci e innovativi devono poter essere messi nelle disponibilità di tutti i pazienti e non mettere a repentaglio la sostenibilità dei sistemi sanitari dei vari paesi come accadde per i farmaci per l’eradicazione dell’epatite C.