Tanti anni fa realizzai insieme a Francesca Archibugi, Francesca Comencini e decine di altri cineasti italiani, un breve documento (“Lettera aperta agli spettatori”) che voleva dire la verità sui finanziamenti al cinema. Lo ricordo oggi perché in quel breve video, il regista Paolo Sorrentino diceva “ci stiamo scontrando con uno dei problemi politici centrali di questo paese: la regolamentazione delle televisioni”. Era il 2007 e, 14 anni dopo, quel problema è ancora attuale, anzi si è ingigantito fino a diventare un elefante, un mammut immobile nel salotto del paese.
Giovedì sera sono stato testimone di come sia presente e vorace, questo mammut. Ero ospite a Piazzapulita, in chiusura si sarebbe parlato di Virginia Raggi e di Roma. Insieme a me Antonio Padellaro, Massimiliano Fuksas e Luciano Capone. La narrazione prevedeva non tanto un dibattito o un approfondimento, ma un processo in contumacia della sindaca, con condanna già scritta. Senza scendere nei dettagli (chiunque può andare a rivedersi la puntata e farsi un’idea) l’impostazione voluta dal conduttore era chiara: mettere in cattiva luce la persona che dopo anni di disastri sta tentando di redimere la “capitale corrotta” che secondo un’inchiesta de L’Espresso stava infettando la nazione già nel 1955.
Naturalmente ciascuno può avere legittimamente la propria idea ed il proprio giudizio su ciò che ha fatto la Raggi, mentre non è discutibile -in un talk-show televisivo- il ruolo del conduttore, che dovrebbe far spazio a tutti gli ospiti, lasciargli esporre le proprie tesi e semmai correggere eventuali castronerie o falsi evidenti. Il conduttore deve – per correttezza verso lo spettatore, per educazione e per dare un senso al dibattito, altrimenti inficiato in partenza – essere necessariamente super partes. Corrado Formigli invece ha scelto di comportarsi come un quinto ospite, il più partigiano di tutti, ma con in più lo scettro del potere di conduttore. Non ha tollerato che io contrappuntassi alla sua narrazione “Raggi disastro”, con numeri (reali!) che dicono il totale contrario.
Leggi anche: Il video di Giarrusso contro Formigli a Piazzapulita: “A te non piace la Raggi”, “Che palle! La giudico da cittadino di Roma”.
Era insofferente ad ogni mia precisazione, ad ogni mia parola, ad ogni numero incontrovertibile che raccontava un’altra realtà è dunque poteva spiegare allo spettatore che quanto stava vendendo distorceva la realtà, non la raccontava per come fosse. E a quel punto, vedendo che qualcuno stesse rompendo il suo giocattolo caricato a molla, e dunque stesse inficiando la sua tesi precostituita, Formigli ha perso la testa, urlato, sbattuto i pugni sul tavolo, minacciato addirittura querele. Un comportamento surreale che ho accolto con un sorriso, chiedendogli perché fosse così nervoso.
“Tu non fai l’arbitro, fai il giocatore”, ho detto a Formigli all’ennesima interruzione, all’ennesimo impedimento al mio svelare che stesse raccontando la realtà in maniera parziale e confutabile. E lì il conduttore ha letteralmente sbroccato, e urlato la verità che è del resto sotto gli occhi di tutti da tempo: “Certo che gioco, fallo tu l’arbitro!!”. No, caro Formigli, se tu conduci un talk-show devi proprio comportarti da arbitro, perché se sei di parte, come hai ammesso stizzito, tutto il tuo racconto crolla: non è più la narrazione della realtà oggettiva, ma dovete il tuo tentativo di conculcare nello spettatore la tua tesi!
Basta conoscere un po’ come funziona la Tv, la comunicazione, o semplicemente la psicologia dei processi cognitivi umani, per sapere che lo spettatore riconosce inconsciamente al conduttore un’autorevolezza giustamente maggiore a quella dei vari ospiti che spiegano il loro punto di vista personale sulle cose. Il conduttore è un’autorità, e il padrone di casa, e come tale viene percepito da chi guarda la Tv. E proprio per la sua posizione di superiorità, deve assicurarsi che la partita si giochi lealmente, fare da arbitro e non scendere in campo e far gol per una squadra!
Ma Formigli ha fatto di peggio quando ha esposto un sondaggio che dava la Raggi ultima al 7%, nello stesso giorno in cui Repubblica la dava in testa con il 27% e persino il Giornale la dava come prima nella corsa al Campidoglio. Sia io che Padellaro abbiamo detto che avere due sondaggi con risultati così diversi era “strano”. Apriti cielo: secondo sbrocco di Formigli che mi urla: “Se dici che trucchiamo i sondaggi ti querelo!”. No, non l’ho detto, lo stai dicendo tu. Io ti dico, semmai: è così che si conduce uno show? Cos’altro deve accadere perché si faccia una riflessione seria e non più rimandabile sul rapporto fra la politica, l’informazione, gli editori e i conduttori, le cui carriere ahimè sono legate al gradimento di imprenditori ed esponenti politici?
È mai possibile, è sensato, è tollerabile, che un conduttore urli quasi orgoglioso che lui è di parte, e smetta le sue vesti per ostentare quelle del tifoso politico? È mai possibile che si impedisca ad un ospite di snocciolare dati incontrovertibili sul lavoro che la Raggi ha fatto per Roma? È mai possibile mandare servizi che raccontano di case popolari cadenti (sono così da 45 anni! Perché non ha chiesto nulla in merito a Veltroni, che aveva intervistato poco prima?), e non far vedere manco per sbaglio le case dei Casamonica finalmente abbattute, il litorale di Ostia tolto agli Spada e restituito ai cittadini, gli 800 km di nuove strade, i 65 km delle nuove piste ciclabili, il giudizio finalmente positivo di Standard & Poors, il fatto che i pagamenti ai fornitori siano passati da 57 a 11 giorni, che ci sono 38 nuovi km di Metro, 58 km di tram, che per la prima volta un sindaco diminuisce il passivo, che è stata salvata Atac che aveva 1,3 miliardi di debito e grazie alla Raggi ha salvato 12mila lavoratori… niente di tutto questo? Zero? Solo buio e cartacce? È una narrazione seria?
È possibile impostare un programma così? Sì, evidentemente è possibile e il perché ce l’ha spiegato Formigli: “Non faccio l’arbitro, non mi piace la Raggi”. E allora se non fai l’arbitro non organizzare un dibattito che dovresti regolare correttamente: dimettiti da conduttore e candidati a sindaco di Roma o fai campagna elettorale per uno dei candidati che ti piacciano. Perché se rivesti il ruolo di arbitro ma giochi la tua partita facendo pure qualche fallaccio a gamba tesa, forse non rendi un buon servizio agli spettatori, né tantomeno alla città di Roma. Come diceva Paolo Sorrentino 14 anni fa “ci stiamo scontrando con uno dei problemi politici centrali di questo paese: la regolamentazione delle televisioni”, direi che è il momento di risolverlo, una volta per tutte, per il bene di tutti.
(Dino Giarrusso, Europarlamentare M5S)