Esattamente come quei pranzi di Natale nei quali attorno alla tavola si ritrovano parenti che non si sopportano e che se potessero nel calice del brindisi verserebbero champagne corretto con l’arsenico, nel centrodestra litigano fino all’ultimo minuto, con tanto di veleni, frecciatine, ripicche e colpi bassi ma alla fine quando il gioco si fa duro e – come in questo caso – in ballo c’è il governo delle principali città italiane, Capitale compresa, seppellisce l’ascia di guerra e una quadra la trova eccome.
Nelle stesse ore in cui Giuseppe Conte, dopo gli endorsement di Di Maio, Patuanelli e persino di Davide Casaleggio (e di Di Battista) blindava definitivamente Virginia Raggi come candidata sindaca del M5S a Roma facendo naufragare la prospettiva di un’alleanza “strutturale” col Pd anche nelle altre città, su cui avevano puntato molto Goffredo Bettini e lo stesso segretario dem Enrico Letta, Matteo Salvini riservava all’alleata Giorgia Meloni parole al miele.
“Auguri Giorgia, sia per la festa della Mamma che per il successo del tuo libro”, ha twittato il leader della Lega, domenica, sancendo definitivamente una pace armata in vista delle amministrative d’autunno. Del resto Parigi val bene una messa: a questo punto gli accordi per le candidature sembrano davvero un dettaglio, un nome condiviso salterà fuori e come anticipato ieri anche dal sottosegretario al Mef e coordinatore della Lega per il Lazio, Claudio Durigon, domani si apre il tavolo della coalizione e “Ci sono tutti i presupposti perché il centrodestra unito possa tornare a conquistare Roma e costruire una squadra per ridare finalmente il sogno di capitale Europa a questa città. Quanto ai candidati – assicura Durigon – per lanciare la sfida a Raggi e Gualtieri di nomi sul tavolo ce ne sono. Il mio augurio è che Bertolaso (nella foto) possa essere il candidato sindaco scelto da tutti. Ora però si tratta di convincerlo’’.
Che sia l’ex numero uno della Protezione Civile o meno (e sul quale il pressing continua ad essere notevole) è evidente che il fronte progressista diviso è un assist al centrodestra e a ribadire il concetto ci ha pensato anche lo stesso Salvini (“Su Roma decideremo presto. Non c’è il rischio che andremo separati”), fiducioso anche per Milano: dopo la rinuncia a scendere in campo di Gabriele Albertini, la coalizione non ha fatto nuovi nomi e il leader della Lega ha detto anche ieri che sarebbe “felice” se ci fosse un ripensamento dell’ex sindaco: “Se non c’è nessun veto su Bertolaso a Roma e Albertini a Milano sono la persona più felice del mondo”.
Anche perché secondo alcuni sondaggi Albertini intercetterebbe il 50% dei consensi contro il 47% di Beppe Sala in caso di ballottaggio. Per quanto riguarda le altre grandi città al voto è chiaro che Roma avrà un effetto domino: Pd e 5S divisi anche a Milano, Torino, Bologna e a Napoli il veto su Roberto Fico del governatore De Luca certo non agevola un compromesso. In ogni caso, se le destre unite dovessero prevalere un po’ ovunque – ipotesi tutt’altro che remota – ad uscirne con le ossa rotta sarà più di ogni altro Letta: gli ex renziani di Base riformista non aspettano altro che sottolineare come fosse velleitaria la possibilità di candidati comuni coi pentastellati e un flop del Pd alle amministrative sarebbe un’ottima scusa per (ri)partire all’assalto.