In discussione nell’aula di Palazzo Madama c’è il primo provvedimento economico dell’era Draghi: il decreto Sostegni. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha presentato un maxiemendamento, su cui poi ha posto la questione di fiducia, interamente sostitutivo del testo del decreto-legge, che comprende gli emendamenti approvati dalle commissioni di Bilancio e Finanze del Senato. Ma l’Aula viene sospesa ripetutamente per l’attesa del parere della commissione Bilancio.
A ritardare i lavori è il mancato accordo su un emendamento cassato dalla Ragioneria generale dello Stato perché privo di copertura. Stralcio che manda su tutte le furie il M5S al punto che i pentastellati minacciano di non votare la fiducia sul testo. La proposta cassata, e battezzata “Superbonus imprese”, riguarda la Transizione 4.0 che prevedeva la possibilità di cedere a terzi i crediti di imposta per investimenti in beni strumentali fino al 31 dicembre 2022, includendo tra i possibili acquirenti anche banche e altri intermediari finanziari.
Stralciate dal decreto Sostegni anche le norme che estendevano la possibilità di cedere il credito o di richiedere lo sconto in fattura per il bonus mobili e per il bonus per la realizzazione di autorimesse o posti auto. Secondo la Ragioneria il Superbonus imprese ha “potenziali effetti rilevanti sulla finanza pubblica”. In particolare, “gli effetti finanziari potrebbero essere particolarmente significativi per quei crediti che, come Industria 4.0, prevedono una fruizione in quote annuali, perché l’impatto sul deficit sarebbe anticipato interamente al primo anno di utilizzo, indipendentemente dall’effettivo utilizzo in compensazione. Non è possibile, allo stato, assentire proposte di estensione della cedibilità ad altre tipologie di crediti”.
“Un’indicazione – denuncia il M5S – che va in netta controtendenza rispetto alla cedibilità del credito di imposta e alla possibilità di sconto in fattura attualmente in vigore per il Superbonus 110%, riconosciuto ormai a livello internazionale come un volano di crescita”. Ma alla fine arriva la tregua con la promessa dell’esecutivo di aprire un tavolo in vista dell’approvazione del Sostegni bis che dovrebbe arrivare la prossima settimana.
“Abbiamo avuto garanzie importanti dal governo perché l’argomento non venga accantonato”, dichiara Ettore Licheri (nella foto), capogruppo M5s al Senato. E in questa battaglia il M5S è sostenuto dal Pd. Ma non è finita. Altre due misure care ai grillini perdono il treno del Sostegni. La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, dichiara improponibili due emendamenti al decreto Sostegni. Uno riguardava la impignorabilità del reddito di cittadinanza. L’altro prevedeva l’inserimento nelle professioni socio-sanitarie degli assistenti sociali, dei sociologi, degli operatori socio-sanitari, attualmente inquadrati con un ruolo tecnico. Ambedue presentati dai Cinque Stelle e approvati in commissione Bilancio qualche giorno fa.
“Giudico eccessivamente zelante la decisione della presidente Casellati di ritenere inammissibile l’emendamento del M5S a mia prima firma che confermava in via interpretativa ciò che è già nella natura del reddito di cittadinanza, ossia la sua impignorabilità, proprio perché è un aiuto economico destinato a chi si trova in condizioni di povertà – dichiara Iunio Valerio Romano, capogruppo M5S in commissione Lavoro di Palazzo Madama – Una ovvietà che, tuttavia, previene interpretazioni giurisprudenziali, per quanto sporadiche, evidentemente inopportune oltre che normativamente ingiustificate, ancor più in un momento storico in cui il sostegno in favore di chi è maggiormente svantaggiato non può essere esposto ad interpretazioni surrettizie”.
Prima firmataria dell’altro emendamento al decreto Sostegni la senatrice M5S, Barbara Guidolin. Che parla di “scelta incomprensibile” da parte della numero uno del Senato. “Il personale socio-sanitario – dice – ha svolto un ruolo importantissimo in questo anno drammatico, segnato dalla pandemia. Colmare questa vacatio è un dovere morale e politico. Non mi fermo qui, continuerò a portare avanti la mia battaglia in Parlamento, affinché questa vacatio inspiegabile venga colmata”. Alla fine la maggioranza vota comunque compatta la fiducia (207 i favorevoli, 28 i contrari e 5 astenuti). Ora il testo passa blindato alla Camera.