di Gaetano Pedullà
Questo governo vuol durare. E ieri ha superato incredibilmente bene il primo scoglio. Servivano 4 miliardi senza mettere nuove tasse e senza sforare i parametri europei: eccoli trovati. Serviva mezzo miliardo per cassa integrazione ed esodati: sono già in cassaforte. Serviva un colpo d’ala per tener buone le imprese ed ecco dieci-miliardi-dieci come nuovo acconto per pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni. Serviva tranquillizzare i Comuni ed ecco dal 2014 la Service Tax o Taser come l’hanno chiamata con una sigla tanto futuribile quanto inquietante. E visto che c’erano, ecco anche un po’ di soldi per le famiglie bisognose e in difficoltà. Se avessimo saputo che nei conti dello Stato c’erano tante risorse non avremmo speso giorni e giorni per capire come uscirne fuori. Fino a ieri pomeriggio sapevamo che non c’è un euro. E invece no. Ora i soldi ci sono. Miracoli degli equilibrismi della politica. Qualche dubbio di vivere in un mondo virtuale adesso però ci viene. Ieri quella grande europeista della cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto candidamente che ammettere la Grecia all’Eurozona fu un grave errore. La Grecia entrò nel sistema e nella moneta comune, un po’ come l’Italia, imbellettando i suoi conti. Vendendo fumo al posto dell’arrosto. Trovando miliardi a go-go, esattamente come abbiamo visto fare ieri da Letta & company. Poi i nodi sono venuti al pettine. Allora, premesso che l’abolizione dell’Imu è un’ottima notizia, che questo Paese avrebbe bisogno di veder tolte moltissime altre tasse, soprattutto sul lavoro e su chi investe nelle imprese, restiamo in attesa di vedere concretamente da dove salteranno fuori tutti i soldi promessi ieri: una manovra da quasi due punti di Pil, come ha spiegato lo stesso ministro dell’Economia Saccomanni. Il dubbio che per la ragion di Stato – pardon, di governo – si sia “inventata” una copertura “creativa” ci viene. Aspettiamo dal decreto e dal percorso che farà in Parlamento di essere smentiti.