Se Mario Draghi benedice a più riprese il cambio di passo registrato con il presidente americano, non si può dire che emuli le politiche sul fronte della protezione dei lavoratori e della lotta all’evasione di Joe Biden. Il numero uno degli Usa ha messo a punto un decreto in cui concede a tutti i contrattisti che lavorano per il governo federale l’incremento della paga a 15 dollari l’ora, a partire dal 2022.
Una misura che riguarda centinaia di migliaia di lavoratori, dagli addetti alle pulizie a quelli che nelle varie agenzie federali si occupano della manutenzione, passando per chi lavora nelle mense. A beneficiare dell’aumento saranno anche i lavoratori con disabilità. Finora la paga oraria per questi contrattisti era di 10,95 dollari l’ora, per via dell’aumento che fu introdotto dall’amministrazione Obama.
Biden, contrariamente a quanti credono che questo spaventerà i datori di lavoro, è convinto che l’aumento del salario minimo potrà avere un effetto benefico anche sul settore privato, garantendo a milioni di lavoratori uno stipendio più dignitoso. Dall’ultima versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’era Draghi invece è saltato il riferimento al salario minimo.
Nella prima versione del Pnrr si leggeva che “al rafforzamento del sistema di tutele del lavoro, concorrerà per altro verso l’introduzione del salario minimo legale per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva nazionale, a garanzia di una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e idonea ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa”.
Nell’ultima versione trasmessa al Parlamento questo passaggio è sparito (qui il documento integrale). Eppure i lavori in Europa su questa strada procedono. A sponsorizzare la misura è la stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Secondo cui “il dumping salariale danneggia i lavoratori e gli imprenditori onesti, mette a repentaglio la concorrenza sul mercato del lavoro” (leggi l’articolo).
“Pochi forse sanno – denuncia Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana- che è scomparso il salario minimo legale, ed è apparso per magia il federalismo fiscale. Siccome l’interesse generale di cui parla il presidente Draghi lo contrappone giustamente alla miopia degli interessi di parte, ecco io penso ad esempio che il salario minimo legale per i lavoratori poveri sia un bell’interesse generale e che il federalismo fiscale non lo sia affatto”.
Il M5S del salario minimo ha fatto una delle sue bandiere. E ieri l’ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, che ha presentato un disegno di legge sulla materia stabilendo una soglia minima salariale inderogabile individuata “in 9 euro all’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali”, è ritornata alla carica. Dopo aver rilevato che “in tema di misure per l’occupazione e l’inclusione sociale, il Pnrr ripropone le linee di intervento da me inserite da ministro del Lavoro del governo Conte II” ha sottolineato “la necessità di intervenire con una riforma per rendere universali gli ammortizzatori sociali e istituire il salario minimo, garantendo a tutti quei lavoratori che oggi sono sottopagati una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro, in linea con il dettato costituzionale”.
Ma le differenze tra Biden e Draghi non finiscono qui. Mentre il governo Draghi ha deciso di varare un condono, Biden dichiara guerra all’evasione fiscale, soprattutto da parte delle aziende più ricche e dei contribuenti più facoltosi. Con lo stanziamento extra di 80 miliardi di dollari per l’agenzia del fisco statunitense (Irs). Una politica aggressiva contro gli evasori che potrebbe portare nelle casse federali 700 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni.